I fratelli affidatari sono la cartina tornasole dell’ affido

tennisSIP 200Uno dei maggiori torti che un genitore possa fare al proprio figlio è quello di chiuderlo al mondo, impedendogli di vedere l’Altro da sé. Un pericolo che non capita mai ai figli biologici di famiglie affidatarie. Loro al contrario fanno i conti assai presto con situazioni difficili che capitano a pochi passi da casa. Crescono sapendo bene quale fortuna immensa è avere una famiglia solida alle spalle. I ‘fratelli affidatari’ sono la cartina di tornasole dell’affido. Abbiamo parlato con uno di loro. La biografia parla prima di ogni parola. Lorenzo è uno che nella famiglia crede. trentenne, vive in provincia di Torino, è sposato. Ha due figli piccolissimi e un terzo in arrivo.

Come descriveresti la tua esperienza di fratello affidatario?

Dovendo sintetizzare, direi che è sempre  un’esperienza positiva.

Ce la racconti?

Beh, intanto è stata un’esperienza che ho ripetuto per tre volte. La prima avevo solo due anni e praticamente non ho memoria della bimba che i miei genitori avevano preso in affido. So solo che con lei  giocavo. Intanto la mia famiglia è cresciuta, con l’arrivo di due fratelli adottati. E’ passato molto tempo prima che i miei genitori tornassero ad accogliere un minore in affido. Avevo 23 anni quando in casa è arrivato un bambino di dieci. E’ rimasto con noi fino ai 18 anni. L’ultimo arrivo l’ho vissuto da adulto, risale a tre anni fa.

Hai qualche ricordo in particolare?

il secondo affido è quello che ho vissuto effettivamente da ‘fratello’. Posso dire che è stato particolarmente complesso. Ma come tutti gli adolescenti, in particolare quelli in affido, M. viveva il rapporto con gli adulti come una sfida. Ricordo la quotidiana difficoltà di essere ignorato rispetto a qualsiasi richiesta che gli rivolgevo. Comunque per me, al di là del legame con M., è stato importante conoscere situazioni difficili vicine a casa mia. Ma credo che per lui sia stato importante poter crescere in una famiglia. Anche adesso ogni tanto ci viene a trovare, evidentemente siamo comunque un punto di riferimento.

E dell’ultimo, che ci dici?

L’ultimo ragazzo è arrivato a casa dei miei genitori tre anni fa: io ormai mi ero sposato, ma insieme a mia moglie lo tenevamo a casa nostra il pomeriggio, visto che aveva problemi psichici e la sua gestione era davvero faticosa.

Quale bilancio faresti dell’affido?

Positivo, per chi accoglie. Ma posso anche dire che il sistema dell’affido poggia moltissimo sulle famiglie, che restano spesso sole a fronteggiare situazioni anche molto complesse. Credo però che ci sia un aspetto negativo che viene sottaciuto. Troppo spesso gli affidi in Italia diventano delle ‘quasi adozioni’ senza mai essere tali. I ragazzi  per anni e anni vivono avendo di fatto due famiglie e due modelli continuamente in confronto. Spesso la famiglia d’origine cerca di mettersi in competizione con quella affidataria e questo comunque destabilizza un ragazzo.