La denuncia del Garante: «In Veneto, i diritti dei bambini e adolescenti non sono la priorità per i Comuni»

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Aurea Dissegna, Garante dei minori del Veneto

Mille sfumature di diritti. In Veneto i bambini e gli adolescenti sono garantiti in misura diversa, a seconda del territorio di residenza. Lo denuncia Aurea Dissegna, il pubblico tutore dei minori del Veneto. Che segnala anche uno scaricabarile tra le istituzioni.

Nel 2012 sono stati 415 i casi di minori di cui si è occupato direttamente il Pubblico Tutore su segnalazione di Comuni, Ulss, tribunale, scuola, famiglie, comunità o altri soggetti: quattro su dieci erano minori stranieri.

I disagi segnalati spaziano dai conflitti genitoriali (14%) ai maltrattamenti e abusi (21% dei casi), a problematiche legate alla trascuratezza (10%) alle difficoltà di gestire un affido o un’adozione (14%). Ma, agli occhi del garante veneto per l’infanzia, c’è un fattore comune – e preoccupante – che caratterizza tutte le pratiche affrontate: la crisi economica sta rendendo più vulnerabili le famiglie e più fragili le istituzioni, sempre più a corto di professionalità e di risorse per farsi carico di situazioni difficili.

«I Comuni hanno effettuato tagli importanti proprio nella spesa sociale, in particolare in quella relativa all’infanzia e all’adolescenza» denuncia il Pubblico tutore nella sua relazione annuale. E aggiunge: «Dal mio osservatorio ho potuto rilevare nel territorio veneto squilibri, disomogeneità e disequità nell’esigibilità effettiva dei diritti di bambini, ragazzi e adolescenti. In molti casi pervenuti all’attenzione del Pubblico tutore si è riscontrata una forte tendenza allo scarico di responsabilità e al rimpallo di competenze istituzionali, a volte con comportamenti omissivi al limite del reato».

Un fenomeno che riguarda soprattutto i piccoli comuni, privi di risorse per gestire situazioni complesse, ma che appare legato anche alla «disomogeneità dei modelli organizzativi» e alle «difficoltà dell’integrazione sociosanitaria». Per cui accade – ha esemplificato il Pubblico Tutore – che bambini disabili, costretti e sottoporsi alla pratica della tracheobroncoaspirazione, possano frequentare la scuola a cui hanno diritto a seconda delle possibilità dell’Ulss locale o del Comune di garantire un operatore in grado di rimuovere l’eccesso di secrezioni. O che minori vittime di abusi e maltrattamenti non trovino un centro specializzato che li accolga e li curi, perché la regione ha ridotto da 5 a 2 le strutture dedicate. O che non ci siano più comunità terapeutiche per minori in grado di accogliere e aiutare ragazzi che presentano disturbi o difficoltà troppo complesse per essere affidati a una famiglia volontaria.

«Da tre anni – ha specificato Dissegna – il Veneto ha scelto di finanziare l’affido familiare e non più le comunità per minori. Ma se l’istituto dell’affido rappresenta una risposta meritoria e positiva per molti minori momentaneamente allontanati dalla famiglia d’origine, non sempre è  la soluzione giusta e ottimale».

«In tempi di crisi come gli attuali servono politiche che mettano al centro l’infanzia come investimento sul futuro – ha raccomandato Aurea Dissegna – non interventi spot come i bonus bebè, gli assegni per le famiglie numerose o le deduzioni fiscali, ma programmi strutturali di sistema come l’istituzione di un fondo regionale che aiuti i Comuni, in particolare quelli più piccoli, a consorziarsi per avere personale formato e risorse per proteggere i minori in difficoltà».

Il Pubblico tutore dei minori del Veneto invita inoltre Giunta e Consiglio a individuare e garantire livelli essenziali di prestazioni anche nei servizi sociali e nell’istruzione, per offrire una rete di protezione, omogenea e affidabile, a tutti i minori del Veneto, nelle diverse aree territoriali. E sollecita il Governo a ripristinare nei numeri l’organico delle autorità giudiziarie minorili nel Veneto: «Dei 14 giudici teoricamente assegnati – denuncia il garante veneto – il Tribunale dei minori di Venezia ne conta attualmente in servizio appena tre».