“Se c’è spazio per tre bambini, ci sarà anche per quattro!”

siria piccola profuga 200«Io e mio marito ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: Dove lo mettiamo? E subito dopo: Se c’è spazio per tre figli, ci sarà anche per quattro. E’ successo così, semplicemente. Le decisioni importanti vanno prese con coraggio e follia. Ho paura, ma sono convinta, so che è la cosa giusta e soprattutto so che questo ‘salto nel buio’ lo facciamo insieme, tenendoci saldamente per mano».

Paola e suo marito sono una delle prime famiglie che hanno compilato il form del progetto “Bambini in alto mare” e hanno dato immediata disponibilità ad accogliere un minore in affido.

«E’ stato un pensiero spontaneo. Ero in macchina e ho sentito alla radio del terribile ribaltamento del barcone a Lampedusa. Ancora non si sapeva l’entità del disastro, ma si capiva la gravità della tragedia. A volte il destino è davvero curioso e terribile.  Non ero mai stata in Sicilia, io vivo in Lombardia. Quest’anno per la prima volta abbiamo fatto con la mia famiglia le vacanze lì e siamo stati a Lampedusa. Quell’isola mi è entrata nel cuore. Appena arrivata a casa, ho acceso il computer e ho iniziato a cercare, per capire che cosa si poteva fare. Intanto le notizie peggioravano, di ora in ora…»

“In passato, con mio marito avevamo già fatto un’esperienza d’affido (quando il più grande dei miei figli aveva solo due anni). Adesso che i nostri figli sono tre e sono cresciuti, credo possa far bene anche a loro capire che ci sono ragazzi, loro coetanei, molto più sfortunati. Così, a cena, mentre eravamo tutti e cinque intorno al tavolo, con Luca, il più piccolo che ha 10 anni, Francesco (12) e Mario (16) ho detto: Ragazzi, cosa ne direste se ospitassimo uno di quei poveri bambini che avete visto alla tv? Dopo il naufragio sono soli e hanno bisogno provvisoriamente di una casa.

Quello che più mi ha stupito è la concretezza delle loro domande. Nessuno ha messo in dubbio che la risposta fosse sì. Hanno cominciato a chiedere: E con chi di noi tre va a scuola? E nella stanza di chi va a dormire? Ma se poi vuole fermarsi per sempre?

Quando ho visto il progetto di Ai.Bi. “Bambini in alto mare”, ho pensato che fosse il segno che aspettavo.  Il tempo di formulare il modulo della disponibilità… e via, ho premuto clic!

In quel clic c’è la nostra vita e la nostra casa che si apre alla speranza di essere d’aiuto a uno di questi naufraghi, del mare e della vita. Sarà difficile? Sarà faticoso?  Sarà l’incontro con un bambino cresciuto troppo in fretta. Spero di essere capace di regalargli, con tutta la mia famiglia, un po’ dell’infanzia che gli è stata negata».