Ghana, lago Volta: un inferno di acqua per bambini schiavi

lago voltaUn inferno d’acqua. È il lago Volta, il maggiore lago artificiale al mondo, che si trova nel cuore del Ghana, e che produce elettricità per la maggioranza del Paese, fondamentale per l’industria locale dell’alluminio. Ma è anche una prigione, per i tanti bambini che sono costretti a lavorare come pescatori senza gli strumenti adeguati. Obbligati a separarsi dalle proprie famiglie, e a rinunciare alla scuola, una volta arrivati nella zona del lago, sono ridotti in schiavitù da adulti senza cuore che li costringono ad una vita infernale.

Sveglia alle 2 del mattino, e in acqua fino alle 10. Devono raggiungere il fondale del lago, per districare le reti dei pescatori. Un’attività davvero estenuante e tanti non ce la fanno. Dopo ore di nuoto, stremati dalla fatica, si lasciano trascinare giù dall’acqua e muoiono annegati.

Il lago Volta è il simbolo della violazione e del sopruso di ogni tipo di diritto dei bambini. Tante organizzazioni non governative, come Ai.Bi., monitorano la situazione e cercano di trovare soluzioni per sottrarre i piccoli alla schiavitù di un lavoro disumano e pericoloso.

Moltissimi di loro hanno contratto malattie delle pelle, infezioni, tifo ed epatite a causa delle condizioni in cui erano costretti a vivere. Spesso vengono ricoverati per ricevere cure e per guarire completamente prima del reinserimento familiare. Un bimbo di 11 anni, raccontando la sua storia, ha detto di aver iniziato a lavorare quando la sua famiglia è stata sfrattata e, non avendo più un posto dove stare, è stato consegnato ad una donna che lo ha portato a Yeji, una delle tante località sul lago.

La sua giornata a Yeji iniziava all’alba, per lanciare le reti e immergersi, anche in profondità, per disincagliare quelle bloccate. Per otto ore di fila, il lavoro non si fermava; poi dopo aver ricevuto qualcosa di inconsistente da mangiare (brodaglie fatte per lo più d’acqua), gli era concesso di riposare per poche ore.

Ora la sua più grande speranza è di poter finalmente riprendere la scuola e rivedere sua madre.

Un’altra ragazzina, è stata invece mandata a Yeji da sua zia con la promessa di farla studiare, invece è stata anche lei costretta a lavorare nella pesca. Per la cattiva alimentazione, le faceva sempre male la pancia, ma se si lamentava veniva picchiata.

Ai.Bi. in collaborazione con l’azienda Futuris S.p.a., che si occupa di biocarburanti ed è attiva nell’area da alcuni anni, ha iniziato un progetto per la gestione a Yeji di un asilo. Il progetto consente a famiglie locali di lavorare nei campi, offrendo ai genitori un lavoro per uscire dall’estrema povertà, e permettendo loro non solo di mantenere i propri figli, ma anche di non doversi preoccupare che finiscano nelle mani di persone senza scrupolo.