America Latina: sette Paesi uniti nella lotta all’abbandono dei minori

sudamerica2Una ‘panamericana’ sui temi dell’adozione. Si è svolta a Lima il 5 e 6 dicembre 2013 la riunione tra le Autorità Centrali sulle adozioni dei Paesi del sud-America.I Paesi presenti erano Bolivia, Brasile, Cile, Ecuador, Paraguay, Perù e Uruguay.

Un tema, l’adozione, particolarmente sentito in America Latina. Risale a fine ottobre l’incontro sugli stessi argomenti organizzato tra il Perù e i due stati confinanti di Brasile e Bolivia.

Nella due-giorni di dicembre sono stati invitati anche i rappresentanti degli enti autorizzati.  Tra gli enti italiani, solo Ai.Bi. e Cifa erano presenti.

La premessa dell’evento è la volontà di restituire il diritto dei minori e adolescenti abbandonati a vivere in una famiglia. Possibilmente sud-americana. E solo quando questa non venga trovata, inserire il minore nelle liste dei bambini adottabili fuori dal continente. Anche perché i dati statistici preoccupano anche i Paesi tradizionalmente di uscita dei bambini. Le adozioni internazionali sono diminuite notevolmente, mentre stanno aumentando le adozioni nazionali. Ragione per la quale, a detta dei presenti, è necessario lavorare maggiormente sulle adozioni prioritarie.

Ma l’appuntamento è stata anche l’occasione per fare il punto sulle criticità  dei vari Paesi.

Bolivia

Rolando Sarmiento evidenzia, oltre alle difficoltà economiche, la lunga lista di enti in attesa di autorizzazione; in presenza di un sistema giurisdizionale che regola in Bolivia le adozioni, scarseggiano i giudici specializzati in materia di tutele dei minori.

Brasile

Eleonora Dutra evidenzia la necessità di accrescere la cultura dell’adozione tra i propri concittadini. Ma un limite è rappresentato anche dal tempo che trascorre tra il momento dell’accoglienza istituzionale dei minori e il loro ingresso nel registro nazionale di adozione. Di qui anche la proposta di unificare in un unico registro, il registro nazionale e quello internazionale. Ma lancia anche un allarme: le adozioni internazionali sono in calo.

Cile

Raquel Moralez ha illustrato da un lato il programma sulla ricerca delle origini dei minori e quello di accompagnamento dei genitori adottivi e ha sottolineato l’avvio di sistema di adozioni precoce, che punta a  individuare più velocemente i minori adottabili. Statistiche alla mano, la maggior parte delle adozioni sono nazionali.

Ecuador

Guido Quezada sottolinea  che nel suo Paese il sistema di adozioni è misto (amministrativo e giudiziario). Un dato ha catturato l’attenzione dei presenti: nel Paese avvengono in media 300 adozioni al mese, avendo fondi per il personale tecnico, le valutazioni delle coppie vengono fatte in 3 giorni.

Uruguay

Beatriz Scarone ha evidenziato che l’istituto dell’adozione internazionale esiste, però nessuna adozione si è mai conclusa, perché gli stranieri non adottano. Nel Paese sono in procinto di approvare una legge in cui gli adolescenti di 13 anni possono decidere se tenere o meno il cognome degli adottanti.

Paraguay

Maria Teresa Sànchez ha ricordato che nel Paese le adozioni internazionali sono sospese da diversi anni, dopo la scoperta di minori adottati vittime di traffici di organi.

Perù

Eda Aguilar ha ribadito che insieme al Cile, anche il Governo di Lima ha richiesto la stesura dell’agenda sub regionale per poter presentarsi successivamente alla Aja non solo come paese di origine bensì anche come Paese ricettore.