Congo. Il triste Natale di Paola e della famiglia: “Vogliono che lasciamo nostro figlio qui”

CONGO350Riportiamo di seguito la lettera di una mamma adottiva di Amici dei Bambini, che insieme alla famiglia è bloccata da più di un mese in Repubblica Democratica del Congo. A lei, al marito e a tutte le altre coppie coinvolte in questa triste vicenda, vanno la vicinanza e la solidarietà di Ai.Bi., che continua a lottare al loro fianco, giorno dopo giorno, perché la situazione si risolva al più presto per il meglio.

 

“Mi chiamo Paola e con la mia famiglia attualmente mi trovo a Kinshasa, Repubblica Democratica del Congo. Oggi sono andata a visitare una casa famiglia che accoglie bambini, grandi e piccoli, bambini per i quali si sta cercando di fare un ricongiungimento famigliare, bambini grandicelli che sperano ancora che ci sia qualcuno che abbia voglia di essere il loro papà e la loro mamma. Non sono andata là per ‘incontrare’ mio figlio, ma per vedere se potrò ‘lasciare’ là mio figlio.

Si sta avvicinando il Natale, ma quest’anno sarà un Natale molto triste, per la mia famiglia.

Dopo più di un mese che siamo qua, lunedì prossimo mio marito Corrado e il nostro primogenito partiranno per tornare in Italia. Non è così facile, in periodo di festività, trovare dei voli per rientrare in Europa e pertanto, essendoci disponibilità per due posti, abbiamo deciso che per loro era ora di rientrare in Italia. Sia per il lavoro di mio marito, che per nostro figlio, che ha bisogno di recuperare le 5 settimane di scuola perse (anche se qua abbiamo cercato di fare parecchie cose, supportati con molto affetto dalle sue maestre), ed essere pronto per il ritorno a scuola a gennaio. A questo punto io mi trasferirò ad abitare insieme ad altre due famiglie italiane in modo da condividere un po’ le spese di alloggio, che qui non sono cosa da poco.

Io resterò qui a Kinshasa con il nostro secondogenito, che abbiamo adottato qui in Repubblica Democratica del Congo, un bambino stupendo di 7 anni, con tanta voglia di vivere e di avere una famiglia. E’ cambiato tantissimo dal giorno in cui ci siamo incontrati: ora ride, scherza, gioca con suo fratello e suo padre rincorrendosi per casa. Ha imparato già un sacco di parole in italiano, gli piacciono le coccole, disegnare, giocare con il lego e bere il latte la sera prima di andare a letto.

Io passerò Natale a Kinshasa con lui, mentre mio marito passerà il Natale in Italia con l’altro nostro figlio: saremo una famiglia divisa e triste.

Io e mio marito passeremo il Natale con l’angoscia di non sapere se il 17 di gennaio, quando mi scadrà nuovamente il visto, saremo riusciti a tornare a casa in Italia tutti. Sì, perché non siamo affatto certi, purtroppo, che riusciremo a portare in Italia nostro figlio e proprio per questo, oggi, sono andata a visitare una casa famiglia.

Anche io, a metà gennaio, dovrò tornare in Italia, e con me anche altre mamme e papà, e dovremo spiegare ai nostri figli che non possiamo ancora portarli con noi in Italia, perché ci sono problemi burocratici che impediscono a loro di partire e vivere insieme ai loro genitori. Ma come si fa a far capire a questi bambini una cosa simile? Come si fa a tradirli in questo modo e lasciarli qua? Se a metà gennaio questa situazione non si sarà sbloccata, ci è stato detto, potrebbero volerci dei mesi prima che si risolva. E noi non possiamo stare per mesi in Congo.

Dunque vivremo il nostro Natale con questo macigno sulla testa, chiedendoci se mai nostro figlio capirà perché dobbiamo lasciarlo qua e se mai ci potrà perdonare.

 

Paola Zignone”