Uganda, il parlamento approva la norma per cui gli omosessuali rischiano l’ergastolo

ugandaL’omosessualità in Uganda è a un passo dal diventare ufficialmente un reato. Il Parlamento ha infatti approvato una legge anti-gay per la cui entrata in vigore ora manca solo la firma del presidente della Repubblica, Yoweri Museveni.

Il provvedimento criminalizza radicalmente i rapporti sessuali con persone dello stesso sesso: per i recidivi è previsto anche l’ergastolo, sarà vietato discutere in pubblico di omosessualità e le porte del carcere si potranno aprire anche per chi non denuncerà i gay alle autorità.

La legge anti-omosessuali non è una novità assoluta in Uganda. Una normativa simile era già in vigore ai tempi del colonialismo e definiva l’omosessualità “contraria all’ordine naturale”. Oggi, i sostenitori del provvedimento avanzano piuttosto rivendicazioni anti-occidentali. Secondo David Bahati, il deputato che più degli altri ha voluto il nuovo disegno di legge, gli omosessuali provenienti dall’Occidente rappresentano una minaccia per le famiglie ugandesi “reclutando” bambini africani al loro “stile di vita”. L’approvazione della legge anti-gay, per Bahati, è stata “un voto contro il male” da parte di “una nazione timorata di Dio. È una vittoria per l’Uganda, questi sono i nostri valori – ha detto Bahati -, non importa cosa pensino nel resto del mondo”.

In effetti la comunità internazionale non ha fatto mancare pesanti critiche a quanto stabilito dal Parlamento ugandese. Amnesty International ha affermato infatti che la nuova legge “ostacolerà in modo significativo il lavoro dei difensori dei diritti umani e delle altre persone che, semplicemente eseguendo il loro lavoro, si troveranno in conflitto con il provvedimento”. Anche l’Unione Europea ha “deplorato” la legge anti-gay e ha esortato le autorità ugandesi a “rispettare il principio della non discriminazione”. Ma è soprattutto dagli Stati Uniti che si temono le critiche più forti. Già nel 2010 infatti gli Usa minacciarono un taglio degli aiuti al Paese africano nel caso fosse stata promulgata la precedente versione della legge anti-gay che prevedeva addirittura la pena di morte. E proprio l’eventualità di uno stop agli aiuti da parte degli Usa potrebbe spingere il presidente ugandese a non firmare la legge.

Una decisione questa che però non piacerebbe all’opinione pubblica del suo Paese, convinta che un tale provvedimento serva innanzitutto a proteggere i bambini.  Di una vera e propria “liberazione” dell’Uganda dai gay ha parlato invece il pastore evangelista Salomon Male.

Non mancano comunque voci contrarie alla legge sull’omosessualità anche all’interno dell’Uganda. A cominciare dal primo ministro Amama Mbabazi e dal direttore del Sexual Minorities Uganda (Smug) Frank Mugisha che ha intenzione di mobilitare gli attivisti per contrastare la nuova legge nei tribunali.

Nel frattempo un cittadino occidentale, il britannico Bernard Randall, è già sotto processo in Uganda per presunto “traffico di pubblicazioni oscene”.