La risposta delle famiglie di Lampedusa alla chiusura del famigerato Centro di accoglienza: partono i primi affidi familiari dei minori stranieri non accompagnati

immigrati minori 350A Lampedusa vincono le famiglie! Sono due i nuclei familiari che hanno già accolto in affido due minori, Abed e Salah*, di 16 e 17 anni, entrambi originari del Senegal, arrivati nei giorni scorsi a Messina, e quindi accompagnati presso due famiglie lampedusane.

Notizia tanto più significativa, perché avviene a pochi giorni dalla chiusura del Centro di prima accoglienza e soccorso di Lampedusa,  dopo il video shock in cui si mostravano i migranti innaffiati brutalmente con un trattamento antiscabbia.

Al posto di quello che in tanti non hanno esitato a definire un lager,  ecco che si aprono le case dei lampedusani. Pronte ad offrire molto più di un posto sicuro, un tetto e un piatto caldo.

Sembra proprio che con l’anno nuovo, si volti pagina nella accoglienza dei Minori stranieri non accompagnati: non più i centri di soccorso- ma un’accoglienza a misura di bambino. Con case vere e soprattutto famiglie che senza ipoteche sono pronte ad amarli come figli.

Ora grazie all’iniziativa di due Comuni, Lampedusa e Messina, per la prima volta in Italia si aprono le famiglie e inizia questa nuova forma di accoglienza per i MISNA: l’affido familiare.

L’incontro tra le famiglie di Lampedusa e i ragazzi è avvenuto tra mille abbracci e sorrisi. Maria Maggiore, universitaria 23enne, ha da oggi un fratello. Chi le sta accanto, racconta di un viso rigato da interminabili  lacrime di gioia. Raggiunta al telefono, confida: “Io credevo che non sarebbe mai arrivato”. Sul perché abbia deciso insieme a sua sorella e ai genitori di accogliere un migrante non ha esitazione: “Vivendo a Lampedusa, ne ho conosciuti tanti. Un giorno chiesi a mia madre: – E se fossimo al posto loro? Tu non vorresti che una famiglia ci accogliesse in casa?”. E’ da questa empatia che è nata la loro adesione al progetto di Ai.Bi.

Angelina Ingargiola è invece una mamma di tre figli naturali, una ragazza adottata in Ucraina e un’altra in affido. Fa l’impiegata e con voce rotta dall’emozione racconta: “Questo affido è diverso da quello fatto in Ucraina. Perché in Europa comunque anche negli istituti i ragazzi almeno mangiano. Invece questi ragazzi arrivano da sofferenze inimmaginabili. Non riesco a non pensare al dolore e alle violenze che hanno subìto. Io mi sento una prescelta. Sono convinta che sono loro che danno più a noi che viceversa.

Le due famiglie lampedusane sono esempi straordinari di solidarietà e altruismo, ma il bello è che non sono un’eccezione. A Messina sono stati presi in affido quattro adolescenti. E in tutta Italia ci sono almeno 1120 famiglie o single che hanno aderito al progetto Bambini in alto mare, lanciato da Amici dei Bambini. Ma a fronte dell’ampia adesione ‘popolare’, questi adolescenti continuano a restare ‘parcheggiati’ nei centri di accoglienza, insieme agli adulti. Condizione peraltro  in contrasto con i diritti dei minori.

Se lo Stato aiutasse queste famiglie  e le associazioni coinvolte, crescerebbe l’esercito di persone pronte a trasformare il dramma di tanti ragazzi migranti, in modelli di cooperazione internazionale popolare. Ma per riuscire nell’impresa, servirebbe una cabina di regia. Intanto è iniziata lunedì 13 gennaio una campagna di sostegno alla accoglienza giusta, attraverso un sms si potrà donare un aiuto concreto alle mamme e ai bambini giunti in Italia senza una famiglia.

 

*(nomi di fantasia)