Lucca: strutture di accoglienza al collasso

LUCCA“Sono solo, aiutatemi”. Un ragazzo albanese, non ancora maggiorenne, si presenta alla questura di Lucca. Parla pochissimo l’italiano ed è provvisto solo di qualche vestito di ricambio. Si attiva la procedura: l’ufficio minori avverte del suo arrivo i servizi sociali del Comune e il tribunale dei minorenni che dovranno trovare una sistemazione al giovane straniero.

È una scena che si ripete spesso nella città toscana: gli arrivi sempre più frequenti di minori immigrati non accompagnati ha portato al collasso le strutture di accoglienza.

Si tratta in genere di albanesi, maschi, di età compresa tra i 13 e i 17 anni. Arrivano da soli e hanno diritto a essere accuditi, dai bisogni primari (cibo, vestiti, pernottamento) all’inserimento scolastico. A farsi carico di questi oneri devono essere gli enti a cui chiedono assistenza che, a Lucca, sono soltanto 2, entrambi convenzionati con il Comune: il Villaggio del Fanciullo e l’istituto Carlo del Prete, 30 posti letto in tutto, costantemente occupati.

“La media degli ingressi è di 1 o 2 a settimana – dice Maurizio Prina, dirigente del sociale del Comune lucchese –. Ogni tanto qualcuno scappa o diventa maggiorenne quindi si libera un posto che immancabilmente viene subito preso dal nuovo arrivato di turno”.

Anche se il minore viene ospitato in un altro territorio, rimane sempre in carico al Comune a cui ha chiesto “asilo”. Con le strutture piene in città, da Lucca lo “smistamento” dei minori che non trovano posto avviene prevalentemente verso le strutture di accoglienza di Viareggio, Capannori, Grosseto, che non hanno convenzioni attive e sono quindi più costosi. “Arriviamo a pagare anche 120 euro al giorno a minore” dice ancora Prina. Attualmente l’amministrazione comunale prevede una spesa complessiva di 700mila euro l’anno, ma si tratta di una cifra destinata a salire. Dall’inizio del 2014, infatti, sono già arrivati altri 2 ragazzi da ospitare.

Il fatto che i minori immigrati non accompagnati che giungono in una città arrivino tutti da uno stesso Paese non è un caso specifico solo di Lucca. Prina non esclude che possa esistere, nel luogo di origine di questi ragazzi, una sorta di organizzazione con una testa di ponte in Toscana che gestisce partenze e arrivi. Così come si può supporre che alcuni di questi giovanissimi arrivino accompagnati alla stazione di Lucca o all’aeroporto di Pisa e vengano poi lasciati soli. Molti sono privi di documenti e “di certo per pochissimi – conclude Prina – può essere attivato il rimpatrio finalizzato al ricongiungimento familiare”.

 

Fonte: Lo Schermo