L’infanzia tradita: sono 250mila i bambini soldato

bambino soldatoSono oltre 250mila i bambini soldato coinvolti nei conflitti armati di tutto il mondo.

Ora, in vista della Giornata internazionale contro l’uso dei bambini soldato, che si celebra il 12 febbraio, è stato realizzato un sito appositamente dedicato, allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul fenomeno: autore dell’iniziativa, la Coalizione Italiana Stop all’Uso dei Bambini Soldato, che riunisce diverse organizzazioni non governative.

“A oggi sono 153 gli Stati che hanno ratificato il Protocollo opzionale alla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza sul coinvolgimento dei minori dei conflitti armati”, si legge sul comunicato della Coalizione. “Nel mondo, sono ancora più di 250.000 i bambini e gli adolescenti arruolati, di cui molte sono bambine. È impossibile fare stime esatte, ma i dati più recenti, se pur approssimativi, sono allarmanti.”

Estremamente fragili, i bambini sono anche facilmente influenzabili e questo, per certi aspetti, ne fa degli ideali strumenti di guerra.

“Esposti a violenze e atrocità che ne pregiudicano l’intera esistenza, questi bambini vengono costretti a combattere, trasportare rifornimenti, svolgere ruoli di spie o scudi umani. Molte bambine sono abusate come schiave sessuali da parte dei soldati adulti e, quando riescono a fuggire, subiscono i traumi e lo stigma della prigionia nelle milizie armate.” 

Quello dei bambini soldato, purtroppo, è un fenomeno che sembra crescere proporzionalmente al sorgere e all’inasprirsi dei conflitti, che purtroppo “non smentiscono la brutale tendenza all’utilizzo dei bambini tra i ranghi militari, sia di gruppi armati ribelli, che di milizie governative.” Oggi sono 22 gli Stati che utilizzano minori in guerra, in forma diretta o indiretta: tra questi risultano casi ampiamente documentati in Repubblica Centrafricana, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Sud Sudan, Myanmar, Filippine, Yemen e, più recentemente, anche in Costa d’Avorio, Libia e Siria.

 

(Fonte: Avvenire)