Le donne che vengono dal mare

donne dal mare200Sono circa la metà dei migranti che ogni anno approdano sulle nostre coste. A volte partoriscono appena sbarcate, in un’isola sprovvista di strutture sanitarie adeguate. Provengono da sofferenze atroci, eppure hanno portamenti fieri, molto più degli uomini. Sono le donne che vengono dal mare e molte di loro subiscono la stessa triste sorte degli altri emigranti. Ce n’erano decine, il 3 ottobre 2013, sul barcone naufragato a poche centinaia di metri da Lampedusa.

A loro ha dedicato il suo pensiero la Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, definendole “un’icona del nostro tempo”. “Sono forti, coraggiose, sempre più spesso abbandonano il loro Paese da sole lasciando i loro figli – ha ricordato la Boldrini, che ha ammonito: – Le immigrate non hanno il riconoscimento sociale che meritano. Sono capaci di dare un enorme contributo al nostro Paese, suppliscono alle carenze del nostro welfare che non è all’altezza: è grazie a loro, ai loro sacrifici che noi possiamo fare le nostre carriere e andare avanti”.

Esiste quindi una vera “questione femminile” all’interno del fenomeno migrazione. Si tratta di donne provenienti dall’Africa che attraversano il Mediterraneo a bordo di barconi e gommoni, spesso sole, alla ricerca della sopravvivenza e di una nuova vita, se pur incerta, in una terra straniera. Fuggono dalla guerra e dalla fame dei Paesi d’origine, nei quali, pur essendo definite donne a tutti gli effetti, sono spesso costrette a limitarsi a obbedire ai loro uomini, a compiacerli, a servirli.

“Sono soggetti maggiormente fragili – ha avvertito il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicoliniche hanno subito violenze lungo il viaggio, a volte sono incinte perché sono state violentate. Hanno più necessità e sarebbe opportuno un supporto psicologico e poi andrebbero accompagnate lungo la loro integrazione”.

Tra coloro che si impegnano al loro fianco, da qualche tempo c’è Vittorio Alessandro, per anni a capo della Capitaneria di porto di Lampedusa, che di soccorsi a donne in mare se ne intende e ora ricorda “il prezzo altissimo che queste donne pagano per l’attesa prima dell’imbarco. La sofferenza durante il viaggio, su questi barconi, pieni di uomini, dove deve cadere ogni pudore. Sofferenze poi anche quando arrivano, perché il trattamento che ricevono non è dignitoso.  L’alternativa a tutto ciò è rappresentata da una società che sappia accogliere e apprezzare l’arricchimento che porta la diversità.

 

(Fonti: Italia Notizie, Migranti Torino)