Minori stranieri non accompagnati: che accoglienza è senza famiglia?

ACCOGLIENZATra i diritti dei minori, qualcuno ne dimentica uno tra i più importanti: quello all’accoglienza familiare. Nella giornata del 22 aprile, la presidenza del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza ha inoltrato al Presidente del Consiglio dei ministri, alla Commissione bicamerale per l’Infanzia e l’adolescenza, all’Autorità garante per l’Infanzia e l’adolescenza e ai ministri dell’Interno e delle Politiche sociali una nota diramata nei giorni precedenti dalla Federazione siciliana del Cnca. A fronte di un’analisi dettagliata del problema dell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, nella nota si formulano alcune proposte per migliorare il sistema stesso dell’accoglienza, ma tra di esse, inspiegabilmente, non figura alcun riferimento alla possibilità di affido familiare per i Misna. Ciò significa aver completamente dimenticato quelle 1.200 famiglie che hanno già offerto la propria disponibilità ad accogliere un giovane migrante in difficoltà e, di fatto, scoraggiare tutte le altre coppie intenzionate a seguire la stessa strada.

Eppure, l’analisi effettuata dalla Federazione sicialiana del Cnca sul fenomeno dei Misna è certamente condivisibile. Con l’arrivo della primavera, gli sbarchi di migranti sulle coste italiane, mai del tutto interrotti, si sono intensificati, trovando i centri di accoglienza già al collasso. “Si è tornati a invocare l’emergenza – si legge nella nota – come se il fenomeno migratorio fosse improvviso e imprevedibile. Invocare l’emergenza significa inserire i migranti in strutture non idonee e del tutto prive dei più elementari standard igienico-sanitari”. Ciò si traduce inevitabilmente nella mancata garanzia dei fondamentali diritti umani per i migranti e nell’incremento dei costi di accoglienza per lo Stato. Il problema si fa ancora più grave per quanto riguarda proprio i minori non accompagnati, “particolarmente esposti al rischio di mercificazione, soprattutto le ragazze e i bambini in tenera età, spesso vittime di ricatti”. “è indispendabile garantire loro – afferma il Cnca – una collocazione adeguata all’età e alle esigenze evolutive”.

Ecco quindi le proposte formulate dalla Federazione sicialiana del Cnca. In primo luogo, attivare stabilmente centri di prima accoglienza riservati ai minori nei comuni di maggiore affluenza dei migranti, con una permanenza massima di 30 giorni. Quindi la possibilità di trasferire i minori in idonee comunità su tutto il territorio nazionale, in modo da offrire adeguate opportunità di integrazione socioculturale. E ancora: superare le difficoltà burocratiche di regolarizzazione dei minori, al fine di garantire l’acquisizione del permesso di soggiorno per minore età o per asilo politico entro i primi 6 mesi dall’arrivo in Italia: ciò permetterebbe di promuovere progetti educativi individualizzati con l’attivazione di risorse formative o lavorative. Infine, il Cnca propone di istituire una retta congrua a carico del Ministero degl Interni, stabilmente erogata per l’intero periodo di permanenza in struttura.

Fine delle proposte. Come può il Cnca non considerare l’accoglienza in famiglia una “collocazione adeguata all’età e alle esigenze evolutive” dei Misna? Come si può parlare di diritti dei minori se non si prende neppure in considerazione quello all’affetto e al calore che solo una famiglia può garantire?

 

Amici dei Bambini, da parte sua, ritiene che quella familiare sia la principale forma di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati e porta avanti una costante ricerca di famiglie disponibili a dare ospitalità ai giovani migranti che sbarcano sulle nostre coste. Per saperne di più, visita la pagina dedicata.