Lana (CAI) assicura: “Tracciabilità del denaro e controllo dei rapporti tra enti e referenti all’estero”

radio1200Stop alla “giungla” degli enti autorizzati, al mercato delle adozioni e ai soldi in nero. Da queste intenzioni deve partire l’operato della Commissione per le Adozioni Internazionali (CAI) per rendere più trasparente il sistema dell’accoglienza in Italia dei bambini abbandonati provenienti dall’estero. Lo ha assicurato l’avvocato Antonio Lana, esperto di diritti umani e consulente scientifico e culturale della CAI. Intervenuto nella mattinata di giovedì 30 maggio alla trasmissione di Radio 1 “Radio Anch’io”, condotta da Ruggero Po, Lana ha avuto modo di confrontarsi con il presidente di Amici dei Bambini Marco Griffini, l’ambasciatore Cristina Ravaglia e il giornalista di “Panorama” Carmelo Abbate.

La tracciabilità delle somme di denaro e l’attento controllo dei rapporti tra enti e referenti all’estero  – ha detto Lana – sono due stimoli molto corretti che devono essere recepiti, e lo saranno, dalla CAI. Sarà mia cura riferirli alla presidente Silvia Della Monica che di certo condividerà pienamente”.

Spinto dalle testimonianze di alcuni genitori adottivi intervenuti telefonicamente alla trasmissione, Lana ha approfondito in particolare la questione relativa al sovraffollamento di enti accreditati. “Si deve fare un’analisi precisa, un controllo attento e procedere alle revoche dove necessario. La nuova presidente sta cercando di riprendere in mano la selezione degli enti ha ammonito il consulente scientifico della Cai, accogliendo la richiesta di Griffini. “Gli enti rappresentano il ‘servizio pubblico’ della CAI e devono essere controllati – ha detto il presidente di Ai.Bi. in trasmissione –. Le linee guida della Cai sono molto chiare: i soldi che gli enti ricevono dalle coppie e trasferite all’estero devono lasciare la tracciabilità, i pagamenti non devono essere in contanti, tante coppie pagano in nero i referenti esteri. Molti Paesi – ha ricordato ancora Griffini – hanno chiuso le adozioni per comportamenti poco etici di alcuni rappresentanti e mediatori”.

In generale, ha ribadito Antonio Lana, si deve ripartire dalla Convenzione internazionale de L’Aja che pone come principale obiettivo la tutela del superiore interesse del bambino, evitando quindi che vengano perpetrati traffici di minori.