Siria: la storia del piccolo Muadh, intrappolato in Siria per tre anni

scuola bombardataDal nostro inviato  (Luigi Mariani) – Tre anni intrappolato in Siria, quasi metà della sua vita trascorsa in mezzo agli orrori della guerra. Quella raccontata dalla BBC è la storia drammatica, ma a lieto fine, di Muadh Zein, un bambino anglo-siriano di sei anni che solo la settimana scorsa è riuscito ad attraversare il confine con la Giordania e raggiungere finalmente la salvezza.

La sua è una vicenda particolare, ma allo stesso tempo comune a tanti bambini siriani che, come lui, sono costretti a fare tutti i giorni i conti con l’atrocità di un conflitto che non risparmia nemmeno loro, piccole vittime innocenti di forze spietate e fuori da ogni controllo.

Nato a Birmingham da padre inglese (ma siriano di origine), Muadh si è recato in Siria insieme alla madre nel 2011, per visitare i parenti, e da allora non è più riuscito a far ritorno in Inghilterra: cominciavano infatti, proprio in quei giorni, i primi tumulti che avrebbero portato successivamente alla sanguinosa guerra civile che tutti conosciamo.

“La scuola di Muadh – racconta la madre – si trovava ai margini del villaggio, dove spesso venivano sganciate le bombe a grappolo, una delle quali scoppiò nelle vicinanze del cortile. Lui si trovava all’interno, ma fuori era rimasta una bambina, sua amica, che rimase ferita e… più tardi morì”. Una delle parole che oggi Muadh ripete più frequentemente è “Lubna”: così si chiamava la sua amica del cuore, portatagli via da una guerra ingiusta e crudele.

Ma il piccolo, in questi anni, ha dovuto subire un altro, doloroso shock: la perdita dell’amato zio, morto di fronte a lui, colpito fatalmente dalla scheggia di un ordigno che ha devastato la loro casa.

A seguito di questo episodio, Muadh e la madre, insieme alla famiglia e ad altri abitanti del villaggio, sono stati costretti a lasciare le proprie abitazioni e a cercare riparo altrove, chi all’aperto, chi all’interno della scuola.

“La nostra casa si trovava vicino ai luoghi degli scontri; ora la zona è completamente distrutta – prosegue la madre del piccolo –. Anche provando a spostarci, era lo stesso: spari, missili Skud ovunque… non potevamo restare lì”. È cominciata così la lunga traversata per raggiungere la Giordania, dove Muadh e la mamma sono giunti fortunatamente sani e salvi; da qui sperano di partire presto per fare ritorno dal padre, che da Londra ha condotto una lunga campagna per poter riabbracciare il proprio figlio.

“I primi giorni che ci trovavamo qui, piangeva tutto il tempo per via del cambio di atmosfera – dice la madre –. Ora si sente meglio e gioca con gli altri bambini. Si trova molto più a suo agio”. Quella di Muadh è una storia di speranza, ma è anche la storia di mille e mille altri bambini siriani, ancora intrappolati in una guerra di cui al momento non s’intravvede la fine; protagonisti diversi, ma che si muovono nello stesso scenario di terrore, morte e distruzione. Bambini che chiedono solo di potersi riappropriare della loro vita e di quell’infanzia che, per molti, potrebbe già essere compromessa per sempre.

 

In questo momento, in Siria c’è bisogno di tutto l’aiuto possibile, da parte di tutti. Non restiamo a guardare.

 

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Fonte: BBC News