Una speranza per i misna: le famiglie disponibili ad accoglierli raggiungono quota 1.300

L’emergenza migranti ha assunto la consistenza di una drammatica quotidianità. Questo, se possibile, rende la situazione ancora più preoccupante. Soccorsi in mare e sbarchi si stanno facendo sempre più frequenti: negli ultimi giorni sono arrivati quasi 900 migranti tra Catania, Pozzallo e Trapani. Le chiese stanno aprendo le porte per accogliere i migranti, in un anno in cui gli sbarchi hanno raggiunto livelli record. Sono 60mila i migranti sbarcati sulle coste italiane dall’inizio del 2014. Un dato che porterà a fine anno a una quota senza precedenti di circa 100mila migranti, soprattutto donne e bambini in fuga dai conflitti che stanno affliggendo Africa e Medioriente. L’anno scorso gli arrivi erano stati 42mila. I barconi salpano incessantemente dalla Libia carichi di migranti: nello scorso fine settimana sono state soccorse 1.812 persone – tra cui oltre 300 minori – e un barcone è naufragato causando almeno 10 vittime.

In un contesto di grande sofferenza, se non di conclamata disperazione, tuttavia, brilla la luce di una speranza: il conta-famiglie del progetto Bambini in Alto Mare ha toccato quota 1.300 famiglie disponibili ad accogliere minori stranieri non accompagnati (misna). Ma chi sono i misna? Si tratta di quei minori stranieri che si trovano in Italia privi di assistenza e rappresentanza da parte dei

genitori o di altri adulti per loro legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell’ordinamento italiano. Nei primi sei mesi del 2014 stanno superando quota  6.000 i misna arrivati sulle coste italiane, contro i quasi 3.000 di tutto il 2013.

Il progetto Bambini in Alto Mare (BAM) è stato avviato da Ai.Bi. nel mese di ottobre del 2013, dopo le ripetute tragedie del mare che vedevano centinaia di persone perdere la vita nel mezzo del Mediterraneo, nel tentativo di trovare una vita migliore. Un progetto concepito per salvaguardare le fasce più deboli dei profughi: minori stranieri non accompagnati, mamme sole con figli e gestanti. Persone da salvaguardare nella loro dignità irriducibile. Per fare questo Ai.Bi. sta promuovendo una rete di accoglienza costituita da famiglie disponibili ad aprire la porta di casa ai piccoli profughi o alle mamme.

La disponibilità della famiglia numero 1.300 arriva da Cressa, in provincia di Novara. Il primato dell’accoglienza giusta delle famiglie è detenuto da tre regioni: Lombardia (17%), Lazio (13%) e Sicilia (12%).

Seguono il Piemonte e la Campania (7%), poi Emilia Romagna, Toscana e Veneto (6%). Rispondere a questa urgenza è di vitale importanza per garantire loro un’accoglienza fondata sull’amore di una famiglia, unico contesto che sa lenire le sofferenze e i traumi dovuti a guerra, povertà e distacco dal nucleo familiare d’origine.

La rete familiare della giusta accoglienza deve continuare a crescere. Se anche tu desideri diventare protagonista dell’importante compito di alleviare le sofferenze di chi fugge dalla guerra e dalla miseria e provare in prima persona la gioia dell’accoglienza, aderisci al progetto Bambini in Alto Mare. Per sapere come fare, visita il sito dedicato.

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