Dopo 27 anni avremo una nuova legge sulla cooperazione internazionale?

cooperazione-internazionale200Sono passati 27 anni da quando l’Italia ha approvato la sua legge sulla cooperazione internazionale. Era il 1987, c’era ancora il muro di Berlino e la lira era la moneta corrente. La crisi dei Balcani e l’11 settembre erano avvenimenti ancora lontani nel futuro. Molti altri eventi sono accaduti nel frattempo e molto si potrebbe raccontare di quanto e come sia cambiato da allora l’assetto geo-politico mondiale.

Il corso degli eventi ha avuto, inevitabilmente, un impatto sull’attività di cooperazione internazionale portata avanti dalle singole Ong e dagli Stati, mettendo in luce, in più di 20 anni, procedure virtuose ed errori da non ripetere. Rispetto alle misure intraprese dagli altri Paesi Occidentali, l’Italia ha però purtroppo vestito a lungo la “maglia nera della cooperazione” con una legge vecchia e ferma, con la mancanza di un’apposita agenzia, con un contributo statale di molto inferiore allo 0,7 % richiesto dall’ONU. Il 25 giugno 2014, però, finalmente qualcosa si è sbloccato: il Senato ha approvato il Disegno di Legge sulla Cooperazione Internazionale elaborato dal Governo. Tra i punti più interessanti del Disegno di legge:

l’istituzione di un’Agenzia specifica per la cooperazione che dovrebbe garantire un supporto professionale e competente alle Ong, oltre che la messa in atto di un programma di finanziamenti e interventi verso i PVS maggiormente autonomo dagli altri interessi di Politica Estera;

la cancellazione dell’idoneità conferita dal Ministero Affari Esteri, che finora costitutiva il criterio per l’ammissibilità delle Ong alle diverse fonti di finanziamento. Un Comitato congiunto fisserà i parametri e i criteri sulla base dei quali vengono verificate le competenze e l’esperienza acquisita nella cooperazione allo sviluppo dai diversi soggetti che saranno iscritti, a seguito di tali verifiche, in un apposito elenco pubblicato e aggiornato periodicamente dall’Agenzia;

il sostegno a forme di partenariato che uniscano il non profit con il settore privato e quello pubblico, non solo finalizzato all’acquisizione di fondi, ma soprattutto per la realizzazione di progetti congiunti e lo scambio di competenze professionali.

L’Associazione Amici dei Bambini, che da tempo richiedeva un maggiore e più competente impegno da parte  dello Stato italiano, non può che accogliere positivamente per le novità del nuovo testo di legge. Tutto questo nella consapevolezza che l’impegno delle Ong come Ai.Bi. nei Paesi in Via di Sviluppo non può limitarsi agli interventi militari o post bellici e agli interventi di prima emergenza. L’Italia è un Paese generoso e si è sempre rivelata una fucina di iniziative meritorie nel campo del no profit e del volontariato. Ora è tempo di fare un salto in avanti, per una cooperazione capace di onorare il compito ambizioso che si prefigge: attraverso una efficace collaborazione tra Stati e nel sostegno delle Ong operanti,  sconfiggere la povertà, promuovere uno sviluppo che cambi il mondo.