Essere donne e madri in Siria oggi, tra coraggio, violenza e ingiustizia

siriaDal nostro inviato (Luigi Mariani) Spesso lo si dimentica, ma il futuro dei bambini in Siria passa anche per quello di chi è chiamato a prendersi cura di loro, fra le mille difficoltà causate dalla guerra: le tante donne e madri siriane, il cui ruolo, in questi anni di conflitto, è cambiato radicalmente.

Lasciate sole dai mariti, spesso rimasti uccisi in battaglia, imprigionati, gravemente feriti o comunque impegnati nei combattimenti, le donne siriane hanno dovuto cominciare a provvedere indipendentemente ai bisogni dei propri figli e della propria famiglia; se questo, da una parte, ha consentito loro di assumere una posizione di sempre maggiore rilievo all’interno delle proprie comunità, e di far valere la loro voce in una società tradizionalmente maschile, dall’altro ciò le ha rese un bersaglio privilegiato sia per le forze lealiste, che per i ribelli estremisti. In un nuovo studio di Human Rights Watch, intitolato “We Are Still Here: Women on the Front Line of Syria’s Conflict,” (“Siamo ancora qui: donne sul fronte del conflitto siriano”), si riporta che, ovunque nel paese, le donne vengono “arbitrariamente arrestate e detenute, abusate fisicamente, molestate e torturate a causa del conflitto, sia da forze governative, che da milizie fedeli al regime, che dai gruppi di opposizione.”

Costrette dal proprio nuovo, forzato ruolo di “capofamiglia” a uscire di casa per lavorare o per procurare il cibo ai propri figli, le donne siriane si ritrovano così esposte a ingiustizie di ogni genere e – per certi aspetti – ancora più vulnerabili e sole nella loro battaglia per la sopravvivenza.

Dalla Siria, mi sono giunti racconti di episodi strazianti e di inimmaginabile crudeltà, che ben descrivono le condizioni drammatiche in cui le donne siriane si trovano  a vivere oggi: pare che spesso i cecchini – un po’ per noia, un po’ per fiaccare lo spirito delle comunità locali – prendano di mira i bambini che escono di casa mano nella mano con la propria madre, colpendoli a morte e risparmiando la donna, con il solo intendo di lasciarla sola, a convivere con il dolore della perdita del proprio figlio. Si può immaginare un’atrocità simile?

Fuori dalla Siria, la situazione non cambia di certo in meglio, per tante siriane rifugiate con i propri figli in paesi limitrofi come Libano, Giordania e Turchia, dove – è ormai risaputo – sono spesso costrette a subire molestie o a concedersi sessualmente per poter pagare l’affitto e garantire a sé e alla propria famiglia il necessario per sopravvivere. Quando questo non è possibile, la miseria le spinge a chiedere il supporto dei propri figli, che vanno quindi ad alimentare il triste mercato del lavoro minorile.

In questo conflitto che sta flagellando da oltre tre anni il loro paese, le madri siriane, assumendosi la responsabilità di portare avanti la propria famiglia, si sono conquistate dunque il diritto di essere ascoltate, difese e tutelate: chi risponderà alla loro dignitosa richiesta di aiuto e a quella dei loro bambini?

 

In questo momento, la popolazione siriana ha bisogno di tutto l’aiuto possibile, da parte di tutti. Non restiamo a guardare.

 

Se vuoi dare anche tu il tuo contributo ai progetti di Ai.Bi. in Siria, per garantire ai bambini e alle famiglie siriane il diritto di sentirsi a casa, nel proprio Paese, visita il sito dedicato.

 

Fonte: Syria Deeply