Perù. “Perché l’adozione mi dovrebbe rendere ‘diverso’?”

perù bimbo 200In Perù la cultura dell’adozione passa attraverso la campagna “L’adozione non mi rende diverso”, lanciata dal Ministero della Donna e delle popolazioni vulnerabili (MIMP).

La campagna ha l’obiettivo di rafforzare le famiglie adottive. Le azioni previste si rivolgono a target differenti di pubblico: studenti, insegnanti, artisti, per far sì che i bambini e gli adolescenti adottati e le loro famiglie non si sentono colpiti da miti e pregiudizi che ancora esistono in merito all’adozione.

A fare il punto sulla situazione attuale, il Ministro Carmen Omonte: “L’adozione è un atto d’amore, più di 340 bambini e ragazzi chiamati casi prioritari, d’età pari o superiore agli otto anni o con disabilità fisiche o mentali aspettano una famiglia”. Nel presentare la campagna, la Omonte ha anticipato che il suo Ministero presenterà un disegno di legge per facilitare gli iter adottivi in modo che siano più celeri e soprattutto siano ridotti al minimo i casi trattati per via giudiziale.

Il numero di famiglie peruviane adottive è in crescita. Dal 1998 (dati aggiornati al 30 aprile 2014) le adozioni nazionali peruviane sono state 4.122. Mentre nel 2013 le adozioni concluse sono state 181 (107 in nazionali, le restanti 74 all’estero). Nei primi sei mesi del 2014 sono 68 i bambini in stato di abbandono che hanno trovato una mamma e un papà. Ma per ogni bambino ‘salvato’, nel Paese sudamericano mensilmente vengono dichiarati abbandonati dieci-dodici minorenni. Oltre al male dell’abbandono, il Perù deve combattere un male più subdolo, ed è quello del pregiudizio verso i bambini adottati. Persiste in alcuni settori della società peruviana l’idea che l’adozione sia un fatto negativo, o al massimo viene interpretata come una questione di carità. E’ contro questi tabù che il MIMP ha deciso di affilare le armi.

Fonte: Governo Peruviano