Francia, anche la Sinistra dice “no” all’utero in affitto

eliseoIn Francia si allarga il fronte del “no” agli uteri in affitto. Alla destra, non solo cattolica, si sono recentemente affiancati in questa battaglia anche due padri nobili della sinistra transalpina. Sono Jacques Delors, ex presidente della Commissione europea, e Lionel Jospin, ex primo ministro. I due esponenti del Partito Socialista hanno indirizzato al presidente della Repubblica Francois Hollande una lettera aperta pubblicata sul quotidiano “Libération” in cui hanno lanciato una petizione affinché l’Eliseo si pronunci nuovamente contro l’utero in affitto.

La “Gpa”, gestation par autrui – come Oltralpe è definita questa pratica – in Francia è illegale. Ma una recente sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha reso teoricamente possibile anche lì la registrazione di gravidanze e nascite contrattate all’estero.

“Il contratto di madre in affitto – scrivono Delors e Jospin, seguiti da decine di altri firmatari della petizione – è contrario al principio del rispetto della persona. Viola il rispetto sia della donna che porta in grembo il figlio su ordinazione, sia del bambino, che viene ordinato da una o due persone, si sviluppa nel ventre della gestante, e poi viene consegnato. Gli esseri umani non sono delle cose”.

La sentenza di Strasburgo fa riferimento al caso di Sylvie e Dominique Mennesson. Alla fine degli anni Novanta, i due coniugi francesi, non riuscendo ad avere figli, decisero di fare ricorso alla pratica dell’utero in affitto. Per farlo si recarono in California, dove la Gpa è legale. Qui contattarono un’agenzia che li mise in contatto con una donna, Mary, che accettò di portare in grembo gli embrioni formati con ovociti di un’amica della coppia e dagli spermatozoi di Dominique. Il tutto dietro pagamento di un compenso di 8.500 euro.

Così, nel 2000 nacquero le gemelle Isa e Léa che per la legge statunitense sono figlie dei Mennesson, ma non per quella francese. La battaglia legale che ne è seguita si è conclusa solo dopo 14 anni, il 26 giugno scorso, con la sentenza della corte di Strasburgo che ha condannato la Francia per essersi rifiutata di trascrivere allo stato civile Isa e Léa come figlie dei Mennesson.

Una decisione, questa della Corte Europea, che ha provocato notevoli conseguenze, sia per le due ragazze, che adesso saranno considerate cittadine francesi a tutti gli effetti, che per altre 2mila persone nelle loro stesse condizioni. Queste ultime, dopo la “vittoria” dei Mennesson, potrebbero ora presentare una serie di ricorsi simili a quello di Sylvie e Dominique, con il rischio quindi di scavalcare la legge francese.

Per questo Delors e Jospin hanno deciso di rivolgersi direttamente al capo dello Stato, che ai tempi delle manifestazioni contro le nozze omosessuali aveva assicurato che in Francia la Gpa non sarebbe mai stata consentita. Contro il “mercato dei bambini”, come lo definiscono i due firmatari della lettera aperta, c’è ora una larga maggioranza della politica francese.

 

Fonte: Corriere della Sera