Tragedia senza fine: fra le vittime anche un bimbo di un anno. Ai.Bi apre una nuova Casa di accoglienza a Messina. Accolti già i primi minori non accompagnati

BAM2Aveva solo un anno. Probabilmente non ha avuto il tempo di conoscere il bello della vita, di ridere e giocare. Probabilmente non è arrivato neanche a dire mamma in arabo, la lingua ufficiale in Siria. Ha, invece, conosciuto e vissuto sulla sua pelle fin dal primo momento solo la fame, la sofferenza e gli stenti per poi culminare nella morte. A cui le braccia della sua mamma hanno cercato disperatamente di strapparlo.  Ma lui, come tanti altri piccoli indifesi e innocenti nei mesi precedenti, non ce l’ha fatta ed è morto su quel barcone maledetto in cui si era imbarcato alla ricerca disperata di una nuova vita. Perché  in mare, a bordo di un barcone fatiscente, non c’è sicurezza. Ennesima puntata di una tragedia ormai senza fine, una telenovela che sta prendendo sempre più le tinte di un vero e proprio esodo biblico: si tratta di un bimbo siriano che si trovava, insieme alla madre, su quel barcone con 29 morti (soffocati dai fumi dei motori) soccorso ieri da una petroliera danese tra la Libia e Malta. L’ennesima tragedia sulla rotta della speranza, in un’estate segnata dal più massiccio esodo di migranti verso l’Italia registrato negli ultimi anni.  Gli altri 566 – in maggioranza siriani – sono stati lasciati sulla petroliera fatta dirigere verso la Sicilia. All’arrivo ieri a Messina la scoperta della piccola vittima. Tra i profughi altri 73 bimbi, quasi tutti tra i due e gli otto anni e anche un neonato, allattato da una giovane donna incinta. Numeri apocalittici che vanno ad aggiungersi alle 80mila persone soccorse dall’inizio dell’anno. L’ennesima tragedia sulla rotta della speranza, in un’estate segnata dal più massiccio esodo di migranti verso l’Italia registrato negli ultimi anni. Ma Amici dei Bambini come sempre è in prima linea: nella nuova struttura di Casa Mosè, (allestita in un istituto concesso in comodato d’uso per i prossimi 5 anni) all’associazione dalle Suore Figlie di Maria Immacolata a Camaro Superiore (in provincia di Messina) sono stati già accolti 16 Misna (minori stranieri non accompagnati). “Abbiamo stipulato con l’assessore comunale alle Attività Sociali Antonino Mantineo un protocollo d’intesa – dice Dinah Caminiti, referente Ai.Bi. Sicilia – in virtù del quale il nostro centro di Prima Accoglienza offre servizi di assistenza alla persona, di lingua italiana, assistenza sanitaria e unico esempio in tutto il territorio anche assistenza educativa garantita dalla presenza di pedagogisti. Inoltre i nostri operatori distribuiscono a tutti i minori vestiario e un costante sistema di sorveglianza”. “La prima accoglienza – continua – è un servizio residenziale in una comunità di pronto intervento per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati che vivono in situazioni di emergenza. L’obiettivo del servizio è di fornire soluzioni immediate ai bisogni urgenti di alloggio, vitto e tutela, derivanti dalla situazione di grave disagio che vivono”. “Ma la cosa più importante – precisa – è che i ragazzi ospitati vengono chiamati per nome e trattati con amore filiale dai nostri operatori. Questo è il primo fondamentale contatto di questi minori con l’Italia”. Ma a Messina come a Lampedusa e in tutti gli altri punti caldi della Sicilia tutto ciò non basta. Non è sufficiente. Per questo Ai.Bi. non si stanca di richiedere con forza “un tavolo di regia fra le associazioni – sostiene a gran voce l’associazione – enti locali e istituzioni per non disperdere gli sforzi”. Dopo quattro anni di sbarchi incessanti, l’emergenza è diventata una preoccupante quotidianità, che acuisce la profondità delle falle di un sistema che da tempo avrebbe dovuto darsi un coordinamento e un’organizzazione. Una situazione in cui i costi non consentono più la sostenibilità degli interventi e che fa ribadire l’appello delle 12 Ong, tra cui Ai.Bi., con il quale si chiede che venga attivato urgentemente dal governo il Fondo nazionale per i Misna. Intanto il tempo scorre e tra ritardi burocratici e tavoli tecnici che stentano a decollare, a Messina si vive una situazione difficile, con spreco di energie e risorse. Nonostante questo Ai.Bi. non si scoraggia, chiede l’aiuto di tutti a sostenere il progetto Bambini in Alto Mare e continua a dare la propria disponibilità a reclutare famiglie alla causa della giusta accoglienza.  E intanto stamattina il “copione” si ripete con l’ennesimo naufragio nel Canale di Sicilia: un gommone va alla deriva. Bilancio: 5 migranti sono morti. E la lista si allunga.