«Cina. Era nella lista “Figli in attesa”. Abbiamo consultato molti medici… ma Chiara è stata, da sempre, nostra figlia»

tedesco 350Era scritto nel Libro della Vita. Ne è convinta Nadia Tedesco, mamma di Chiara Lixuan. «Mia figlia- ripete Nadia-  ci è stata donata da un destino ostinato che ha lottato contro tutto e tutti per farla arrivare fino a noi».

E aggiunge: «La storia è iniziata una mattina in cui, navigando nel sito di Ai.Bi., ho scoperto che esisteva una sezione “Figli in attesa”. Ho iniziato a leggere le storie dei bambini cinesi e mi sono imbattuta in quella di Chiara».

A colpirla è stata la descrizione del carattere: “Appena le mettono un vestitino nuovo, corre allo specchio”. La neomamma confida: «Ho pensato subito: -Eccola! E’ lei, è mia figlia… tutta sua madre». La patologia riportata nella scheda era ‘Mielomeningocele non operato’.

Nadia inizia a cercare in rete notizie sulla malattia, per comprendere la gravità del problema. Spaventata dalle ricerche erronee, desiste dal suo proposito di adottare la piccola.

Sorride, adesso mentre ci ripensa: «Ma il destino non si è arreso… Il giorno successivo siamo andati ad una festa organizzata dalla sede regionale della Campania e abbiamo conosciuto una bimba appena arrivata dalla Cina. La bimba era bellissima e solare, correva e giocava con i fratelli e con gli altri bambini. Chiacchierando con la mamma, ho scoperto che era affetta da meningocele ed era stata già operata in Cina. Quella sera, rientrando a casa, abbiamo deciso di chiamare l’associazione per leggere la scheda della bambina. Purtroppo c’era già un’altra coppia interessata, alla quale era stato concesso del tempo per prendere una decisione. Noi eravamo arrivati troppo tardi

«Assolutamente no»: ribatte Nadia tra sé e sé nella frazione di un nanosecondo. E spiega: «Due settimane dopo ci è arrivata una telefonata dalla nostra referente, con una domanda a bruciapelo: -Siete ancora interessati a visionare la scheda della bimba? Tra le lacrime sono riuscita solo a pronunciare un “Siiiii”». Altra tappa, la visione delle foto. Emozionata, Nadia racconta quasi senza respirare: «Pochi giorni dopo ci scioglievamo di nuovo in lacrime davanti alle sue foto. Era bellissima e imbronciata in braccio alla tata, era nostra figlia e ci stava aspettando. Ci hanno detto di prendere dei giorni per consultare un neurochirurgo infantile  e comprendere la sua patologia e le possibili conseguenze. Ne abbiamo consultati molti, alcuni ci hanno spaventati, altri incoraggiati. Le conseguenze della sua malattia e di un intervento potevano essere: paralisi e mancato controllo degli sfinteri. Dalla scheda tecnica risultava che, al momento della visita della pediatra, la bambina correva e controllava gli sfinteri, per cui non presentava sintomi. Abbiamo deciso di fidarci dell’associazione che ci aveva seguiti con professionalità. La paura di non essere in grado di affrontare la sua patologia era tanta, ma l’amore che già provavamo per lei era superiore».

Finalmente arriva il momento della partenza. Mamma Nadia e papà Angelo passano la notte svegli. «La sera prima di partire per Xi’an non stavamo nella pelle, abbiamo fantasticato sull’incontro con nostra figlia ed eravamo pienamente convinti che saremmo rientrati in tre,  anche se ci fosse stato un aggravamento della sua condizione fisica».

Arrivati in Cina, la realtà ha preso il posto della fantasia. Ricorda Nadia: «Quel giorno l’abbiamo vista spuntare dalla porta, stringendo forte la mano della responsabile dell’istituto. Il suo sguardo era triste e angosciato, ma camminava fiduciosa verso di noi. Era incredibile quanto fosse forte e coraggiosa perché, pur avendo paura, non piangeva e si lasciava accarezzare e coccolare da due persone che non aveva mai visto prima. Dopo due giorni mi chiamava già “mama”.

All’arrivo in Italia la principessa ha preso pienamente possesso del suo regno. Ha uno specchio grandissimo in camera e tutte le volte che le metto un vestitino nuovo corre a rimirarsi. “E’ proprio mia figlia… tutta sua madre”».