Siria: come curare le ferite della guerra senza medicine?

ospedale200Dal nostro inviato (Luigi Mariani) – In Siria, oggi, è difficile curare un raffreddore o l’influenza, figurarsi patologie più importanti o croniche, complesse da trattare anche in condizioni normali; o – peggio ancora – quelle forme virali che, complici la guerra e il collasso del sistema igienico-sanitario, si stanno cominciando a diffondere fra comunità colpite dal conflitto, come la poliomielite e il morbillo.

Nonostante le informazioni provenienti dall’interno del paese siano limitate a riguardo, si sa con certezza che a soffrire di più della carenza di strutture mediche adeguate sia soprattutto la zona nord della Siria, dove la scarsità di cibo e di acqua stanno contribuendo a indebolire le difese immunitarie della popolazione. A questo si aggiungano le difficoltà legate all’accesso umanitario, che in alcune zone ostacolano seriamente l’approvvigionamento di medicinali e attrezzature.

Secondo la World Health Organization (WHO), a risentire di questa situazione sono soprattutto i pazienti che avrebbero bisogno di sottoporsi a trattamenti e terapie specifiche, come quelli affetti da disturbi cardiovascolari, insufficienze renali, diabete, asma e tumori. Per altro verso – si legge in un report rilasciato il primo giugno – “le condizioni di sovraffollamento e la diminuzione della disponibilità di acqua pro capite causano problemi d’igiene e aumentano il rischio di malattie infettive, incluse quelle della pelle e delle vie respiratorie”.

A causa del conflitto, infatti, le infrastrutture idriche – comprese le reti fognarie – hanno subito seri danneggiamenti, a cui si aggiungono frequenti interruzioni dell’energia elettrica, carenza di carburante e la mancata manutenzione degli acquedotti; questi fattori, combinati insieme, possono causare il diffondersi di malattie come il colera, la shigellosi, il tifo e l’epatite A. D’altra parte, esistono anche rischi legati alla possibilità di contrarre infezioni ematiche come l’epatite B, per via della scarse condizioni di sicurezza in cui si effettuano i prelievi e le trasfusioni di sangue.

C’è poi da considerare, ovviamente, il “drammatico aumento del numero di feriti – una media di 25.000 al mese – che combinato con la grave carenza di medicinali per le operazioni, inclusi gli anestetici di base, e i frequenti tagli all’elettricità, stanno rendendo gli ospedali incapaci di far fronte alla domanda di interventi chirurgici.” Di conseguenza, “aumenta in misura sempre maggiore il numero di segnalazioni relative a casi di setticemia, cancrene, insufficienze degli organi e/o morte.

Anche alla luce di questo scenario tutt’altro che rassicurante, Amici dei Bambini, insieme all’associazione Syrian Children Relief, ha deciso di supportare le strutture sanitarie presenti a Binnish e nei vicini villaggi di Taftanaz e Sarmin, nel governatorato di Idlib. Le condizioni in cui si trovano le cliniche locali non differiscono di molto rispetto al quadro presentato dalla WHO: tutti i centri di distribuzione farmaceutica nella zona hanno chiuso e le scorte di prodotti non venduti sono terminate da mesi. Per la popolazione è quasi impossibile ricevere rifornimenti da Damasco e al momento l’approvvigionamento dei farmaci non viene garantito, se non attraverso l’intervento mirato di organizzazioni umanitarie. Da gennaio 2014, grazie ad Ai.Bi., sono già stati acquistati strumenti e medicinali sia per interventi di primo soccorso (come bende e disinfettanti), che per il trattamento di malattie croniche (come diabete e disturbi cardiovascolari), oltre a normali prodotti da banco, come antibiotici e antidolorifici.

Nei prossimi mesi, oltre a provvedere ulteriori scorte di medicine, Ai.Bi. contribuirà anche a supportare le cliniche di Binnish, Taftanaz e Sarmin nella loro gestione d’insieme, con interventi mirati al mantenimento delle strutture e al corretto funzionamento dei macchinari e delle attrezzature, ad esempio garantendo l’erogazione sufficiente di energia per consentire di effettuare le operazioni chirurgiche.

Si cercherà così di prevenire il peggioramento della situazione a livello locale e di contenere i danni causati dal conflitto alla salute di tante famiglie siriane in condizioni di estrema vulnerabilità, per garantire a centinaia di loro l’assistenza sanitaria minima di cui hanno bisogno.

In questo momento, la popolazione siriana ha bisogno di tutto l’aiuto possibile, da parte di tutti. Non restiamo a guardare.

Se vuoi dare anche tu il tuo contributo ai progetti di Ai.Bi. in Siria, per garantire ai bambini e alle famiglie siriane il diritto di sentirsi a casa, nel proprio Paese, visita il sito dedicato.