I ragazzi da Rabat: “I bambini ci riempiono l’anima con il loro sorriso. I loro occhi fanno tremare il cuore”

RabatSi può essere sfiniti di felicità? Beh…sembra proprio di sì. Almeno a quanto dicono i ragazzi partiti per il campo di lavoro di Rabat (Marocco): Susanna, Nada, Irene, Sonia, Amine ed Elisabetta.

Di magia e mani smaniose d’affetto, di contatto, che invitano a fare colazione con loro parlano Susanna e Nadao meglio…per impastocchiarci tutti di latte e pane e marmellata!”

“La giornata ci è passata tra le mani – continuano le due ragazze ricordando il primo giorno a Rabat – con il vento caldo che profuma di dattero tra le risate dei ragazzi sulle carrozzine in gita e i denti bianchi sotto le maschere colorate pitturate sui loro visi. Così torniamo nuovamente a casa felici. Ed è qui che ci si rende conto che l’amore non si da’ ne’ si riceve, ma è naturale scorrimento di sorrisi e abbracci tra noi essere umani”.

“Ogni bambino ha bisogno di tanto affetto e dolcezzaracconta Irene – e per sentirsi sicuri vogliono essere sempre al centro dell’attenzione e abbracciarti”.

Sono bambini che si accontentano di tutto, sono felici anche per le più piccole cose e “sopratutto sorridono in ogni momento della giornata – continua Irene – e nonostante  siano meno fortunati e hanno condizioni di vita inferiori alle nostre sono capaci di  donarti gioia e amore”.

Sonia  ricorda con particolare emozione la prima giornata a Rabat: “lunedì mattina, sveglia e agitazione. Oggi conosceremo circa 100 bambini abbandonati. È spaventosa solo l’idea, ma siamo qui per loro, per coccolarli, abbracciarli, giocare, dargli un seme di speranza: che la vita riserva momenti belli anche per loro”.

Innanzitutto la riunione organizzativa nell’ufficio di Ai.Bi. di Rabat, e poi a piedi verso l’orfanotrofio di Rabat. “Per me è la seconda esperienza – continua – e l’ organizzazione è nettamente migliore rispetto allo scorso anno. Ora bisognerà vedere l’impatto emotivo, come reggerà…”

Circa 30 bambini dai 3 agli 8 anni, tutti maschi, “ci corrono incontro con le braccia alzate – ricorda  emozionata – per essere presi in braccio. Colpisce al cuore il loro bisogno di affetto, di amore. La ferita dell’abbandono dev’essere un trauma inspiegabile ed inimmaginabile, eppure…” In Marocco si parla anche il francese, ma loro “sono così piccoli che parlano solo l’arabo – precisa Sonia -. Eppure, subentrano istinti primordiali e con gesti e sguardi le intese sono spontanee”.

Ciò che colpisce maggiormente Amine è stato portare i bambini disabili in giro per Rabat a fargli esplorare la LORO città e la realtà che si vive al di fuori della struttura in mezzo alla comunità marocchina . La cosa che più mi rattrista è lasciar a fine giornata i bambini che al solo sentirli piangere mi viene una stretta al cuore. Ogni volta che guardo tutti quei bambini, immagino quando ero io al loro posto e vivevo senza rendermene conto di ciò che accadeva intorno a me”.  Elisabetta si affida alla strofa di una canzone per esprimere il suo stato d’animo: “Sono gli occhi dei bambini che fanno tornare il sole, sono gli occhi dei bambini che a volte fanno male..” e continua “I vostri occhi neri, enormi, che brillano e sorridono, sono la luce che illumina le nostre giornate qui, luce calda, più del sole che splende su Rabat. Eppure incrociare i tuoi occhi oggi mi ha fatto tremare il cuore. L’hai sentito piccolino?? Avrò reso per un solo istante il tuo giorno un po’ più pieno e gioioso?? Lo spero, perché incrociare il tuo sguardo mi ha riempito il cuore, e solo a fatica dai miei occhi non è scesa una lacrima”.  E poi arrivaLui Ali, di pochi anni, che soffia sulla mano di Elisabetta riuscendo a pronunciare “il mio nome con così tanta dolcezza – ricorda con le lacrime agli occhi – che non dimenticherò mai. Sicuramente imparare a dar valore al tempo e ai piccoli gesti fa bene allo spirito: ecco questo è quello che sento fortemente. Di baci e dolcezza ne ho ricevuti tanti ma come oggi non mi era davvero capitato di sentire tanta dolcezza in un soffio.. Una cosa potrò fare: custodire dentro di me questa esperienza e lui come tutti gli altri saranno la nuova luce nella mia vita”.