Rompicapo adozioni. Viaggio fra burocrazia, lunghe attese, spese esagerate

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Adottare oggi in Italia continua a essere un vero e proprio percorso ad ostacoli che nasconde non pochi retroscena.

In un’Italia dove le coppie faticano sempre più ad avere figli e dove, proprio per questo, oggi come non mai ci sarebbe bisogno di facilitare l ‘ incontro fra aspiranti genitori e bambini bisognosi di affetto e di una famiglia, perchĆ© la vita non gliene ha data una per via naturale, questo non avviene. Anzi in molti casi il lungo e talvolta tortuoso percorso che porta a un’ adozione sortisce proprio l ‘ effetto contrario e finisce con l’allontanare più che avvicinare. Senza contare i costi, non indifferenti, cui bisogna far fronte specie in tempi di crisi come questi.

Chi arriva, dunque, a portare a casa un figlio tramite adozione non fa che dimostrare una tenacia e un amore difficili da intuire, superiori probabilmente anche alle stesse motivazioni che spingono una coppia a mettere al mondo un bambino. Come dimostrano le storie di chi ha atteso anni prima di potersi svegliare la mattina accanto a un “estraneo ” capace di premiarti con le parole più dolci che si possano udire: mamma e papĆ .

UNA RAGNATELA DI INTERESSI ECONOMICI

Secondo il “7° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell ‘ infanzia e Ā dell ‘ adolescenza in Italia 2013-2014”, nel 2012 sono aumentati dell 11,4%% i bambini in Italia dichiarati adottabili e sono aumentate del 4,5% anche le coppie che hanno presentato domanda di adozione nazionale.

Dei bambini adottabili che si trovano nel sistema (1.900), il 59% ĆØ accolto in una struttura residenziale e il 41%Ā in affidamento familiare: la maggior parte di loro da oltre due anni. Tutto ciò, malgrado il considerevole numero di coppie disponibili: al 31 dicembre 2012 erano 31.343. Si tratta di un fenomeno, dunque, che, come evidenzia il Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui diritti dell’ infanzia e dell ‘ adolescenza( Crc ), richiede un monitoraggio serio, ancora non cominciato, neanche dopo l ‘ attivazione della Banca dati nazionale dei minori adottabili e delle coppie disponibili all’ adozione.

E nonostante da più fronti, soprattutto da parte di chi in prima persona vive il problema e delle organizzazioni impegnate in questo campo, come per esempio Ai.Bi. Amici dei Bambini, da anni in prima linea al fianco di genitori e bambini, venga ribadita la necessitĆ  di una riforma della legge italiana per velocizzare le pratiche. Sia per le adozioni nazionali che per quelle internazionali, perchĆ©, com’ ĆØ stato ampiamente dimostrato in passato anche da diverse inchieste, in molti paesi del mondo i bambini abbandonati non vengono lasciati adottare, o comunque si tende a prolungare i tempi di attesa, per pura convenienza economica degli istituti che ospitano i piccoli.

Convenienza di cui parlava, per esempio, nel 2011 anche uno fra i più noti quotidiani del nostro Paese, la Repubblica, che registrava come in Italia fossero ospitati in strutture di accoglienza più di 20mila giovani, tra neonati, bambini e ragazzi, dei quali solo uno su cinque ( uno dei dati più bassi d ‘ Europa ) veniva assegnato alle famiglie. Motivo? I soldi. In quanto, per ogni minore ospite, agli istituti viene corrisposta un’ indennitĆ  compresa tra i 70 e i 120 euro pagata dai Comuni. Un ghiotto giro d’ affari dunque: un miliardo di euro l’ anno ” se si considera che le strutture sul territorio nazionale sono circa 1.800 “che andrebbe scalfito parecchio se si accelerassero i tempi di adozione.

REGOLA NUMERO UNO: Ā ARMARSI DI TANTA PAZIENZA

Se avete deciso di adottare un bambino, per prima cosa, fate una valutazione sulle vostre possibilitĆ  economiche (si arrivano a spendere anche 25mila euro ) e sulla pazienza di cui siete dotati. PerchĆ© la procedura di adozione dura mediamente tre anni. Nel caso di quella internazionale si hanno punte di cinque anni e mezzo per la Lituania e minime di due anni e otto mesi per la Federazione Russa e l ‘ Ungheria. Nel caso di quella nazionale l ‘ iter per ottenere l ‘ idoneitĆ  dura un anno, contro i sei mesi previsti dalla legge. Preso coscienza di questo, sappiate che non tutti possono adottare . La legge 184 / 83 prevede che lo possano fare le coppie sposate da almeno tre anni o che possano dimostrare, se sposati da meno, di aver convissuto per almeno tre anni. Non deve esserci stata alcuna separazione, neanche di fatto, tra i Ā coniugi. Tra il bambino adottato e i coniugi deve esserci una differenza minima Ā di 18 anni e massima di 45 ( previste eccezioni ). Superato poi un attento esame da parte dei servizi sociali del comune in cui vivete, potete presentare domanda, valida tre anni, rinnovabile, al tribunale, che deve includere busta paga, certificato del casellario giudiziale, certificato del medico di base e anche l ‘ assenso dei nonni ( se deceduti, certificato di morte ). Siete ancora convinti ad andare avanti?

Bene, perchĆ© ora viene la parte più difficile: l ‘accertamento delle capacitĆ  di coppia. Entro quattro mesi dall’ avvio della domanda, il tribunale dispone una serie di approfonditi accertamenti: s’indagano le motivazioni della domanda, la situazione e le dinamiche familiari. Al termine, una relazione sarĆ  affidata al tribunale per il giudizio circa l’ idoneitĆ  della coppia ad adottare. Se l ‘ indagine ha esito positivo, il tribunale, tramite ordinanza del giudice, può dar via all ‘affidamento preadottivo della durata di un anno, scegliendo per la domanda di adozione il minore considerato più idoneo.

Dopo il primo anno, se esistono tutte le condizioni previste dalla legge (se i minori hanno più di 14 anni, va considerato anche il loro giudizio), il minore ĆØ definitivamente adottato: il bambino ottiene il cognome della famiglia adottiva e non ha più rapporti giuridici con quella d ‘ origine.

Mentre l ‘adozione nazionale ĆØ gestita direttamente dal tribunale dei minori, per quella internazionale la coppia, una volta ottenuta l ‘ idoneitĆ , ĆØ tenuta a rivolgersi a un ente autorizzato dalla Commissione per le adozioni internazionali (Cai).

Ma qualcosa si sta muovendo.

A luglio si ĆØ trovato un accordo che impegna il Governo ad assegnare risorse adeguate al Cai per quanto riguarda le attivitĆ  ordinarie, per le attivitĆ  di vigilanza, per Ā le politiche della famiglia, riconsiderare l’obbligatorietĆ  della certificazione delle spese permettendo l ‘ autocertificazione da parte delle coppie, prevedere agevolazioni per i congedi parentali. E ancora, valutare la possibilitĆ  di superare il sistema dei rimborsi sostituendolo con misure fiscali idonee a sostenere le famiglie che concludono il percorso adottivo, sia per le spese sostenute che nel percorso di post-adozione. Misure giĆ  previste in altri paesi occidentali e che sicuramente aiuterebbero a far incontrare più facilmente i due bisogni fondamentali di ogni adozione: da una parte, ricevere amore e, dall’ altra il desiderio di offrirlo. Una questione diĀ  civiltĆ , oltre che morale.

diĀ Angela lantosca- settimanale Adesso