Cattolici in politica (4), Santolini: siamo come “grilli parlanti”

Dove sono finiti i cattolici in politica? E’ legittimo dire che sono diventati ospiti in “casa di altri”? E’ questo il dibattito aperto da Ai.Bi. per tentare di interpretare lo stato d’animo di alcuni politici di estrazione cattolica all’interno dell’attuale scenario partitico.

Di seguito riportiamo le dichiarazioni che ci ha rilasciato l’Onorevole Luisa Capitanio Santolini (UDC), già Presidente del Forum delle Associazioni Familiari.

E’ legittimo dire che è fallita l’esperienza dei cattolici in politica, dispersi nei vari partiti?

A distanza di tre anni dal mio ingresso in Parlamento, non posso nascondere una certa delusione rispetto alla scelta di passare dal mondo dell’associazionismo cattolico a quello della politica. La scelta di partecipare alla vita partitica è stata dettata dall’esigenza di portare nella politica del nostro Paese una certa valorialità e di vedere riconosciuto il lavoro svolto dalle associazioni familiari.

Tornare a lavorare nelle associazioni o stare sulla scena politica tentando di incidere?

I politici che provengono dell’associazionismo cattolico oggi contano poco, ma è giusto che siano presenti nello scenario partitico. Ognuno di noi avrebbe potuto scegliere di rimanere a capo delle rispettive associazioni o di ritornarvi dopo una Legislatura, tuttavia penso che l’esperienza di chi ha lavorato nel sociale e nei movimenti familiari debba essere presente in Parlamento.

Voci deboli ma necessarie quindi?

Assolutamente sì. Oggi siamo la voce critica del dibattito parlamentare su temi importanti e controversi come la sacralità della vita, le politiche di tutela della famiglia, le misure per l’infanzia. Non riusciamo a far approvare le proposte di legge che presentiamo ma abbiamo la capacità di far sentire le nostre posizioni. In un certo senso siamo come “grilli parlanti”.
Un grande partito di cattolici, come terzo polo tra PD e PDL, è ancora possibile?

Sì, è quello che richiede una parte sempre più crescente dell’elettorato. I politici di estrazione cattolica presenti nei vari schieramenti dovrebbero convergere in un unico partito, inteso come polo di attrazione capace di ottenere maggiori consensi tanto dall’elettorato quanto dall’associazionismo cattolico. Solo in questo modo si potrebbe fare una scelta di campo precisa, con un grande partito di centro che sia ago della bilancia.