PD: “Subito una legge per eterologa e adozione ai gay, non necessaria una riforma per le adozioni internazionali”

camera350Eterologa e adozione ai gay sì, adozione internazionale no: sembra essere questa la direttrice politica indicata da Renzi, stando almeno alle dichiarazioni e ai comportamenti messi in essere dai parlamentari del PD e dalle azioni del governo.

La sentenza del Tribunale dei Minori di Roma che ha riconosciuto a una donna omosessuale il diritto d’adozione della figlia della sua convivente, la cosiddetta «stepchild adoption», ha rinnovato la querelle sui ritardi della politica e le fughe in avanti della magistratura: “Non è vero che il Parlamento dorme – fa sapere con orgoglio la senatrice del Pd Monica Cirinnà, relatrice in Commissione giustizia a Palazzo Madama del testo base di disciplina delle unioni civili -. Nel ddl in questione la “stepchild adoption” è contemplata chiaramente ed è l’unica forma di adozione che abbiamo previsto. In settimana, alla ripresa dei lavori, si capirà meglio che cosa ci aspetta. Incontrerò dei sottosegretari, finora comunque mi pare che il governo non abbia ritenuto di dover presentare un decreto suo (l’aveva fatto capire Matteo Renzi a fine luglio, ndr), perciò si dovrebbe andare avanti con il dibattito in commissione Giustizia per tutto il mese di settembre e se c’è la volontà generale, nel segno del dialogo, pur facendo delle minime correzioni, io credo che potremmo arrivare in Aula già a metà ottobre e approvare il testo prima di Natale. In Europa, senza unioni civili, ormai siamo rimasti solo noi e la Turchia…

Come volevasi dimostrare, quando in ballo ci sono i diritti dei cosiddetti “adulti”, che si tratti del desiderio degli omosessuali di adottare o di quello di coppie eterosessuali di diventare genitori di figli “fatti su misura” mediante la fecondazione eterologa, il dibattito è sempre fervido e in un modo o nell’altro si giunge a ottenere un risultato. Non così quando si tratta dei diritti dei minori, soggetti deboli e per i quali ci si dovrebbe impegnare con energie e attenzioni raddoppiate.

A maggior ragione quando si parla di infanzia abbandonata, per la quale da anni si chiede con forza che venga operata una fondamentale riforma dell’adozione internazionale. Invece, in questo mondo che pensa e agisce al contrario, sembra proprio che la questione non interessi a nessuno, nel silenzio assordante di una politica che ha dimenticato l’argomento. E che ha abdicato a essere presente in Commissione Adozioni Internazionali (CAI) con un membro del governo operativo, da sempre investito della presidenza CAI. Oggi non è più così, perché le cariche di Presidente e vicepresidente si assommano nella medesima persona, un magistrato. Si ha così un unico punto di riferimento, di fatto sempre più slegato dall’Esecutivo nella gestione della CAI.

Anche le buone intenzioni del premier Renzi, che nei mesi scorsi si era speso a favore di una riforma del sistema adozioni internazionali, sono cadute nel vuoto di un Parlamento che ha liquidato la faccenda con un’inutile mozione con pochi provvedimenti per cercare di snellire la burocrazia e favorire i rimborsi delle adozioni: un mero palliativo per provare a guarire un malato gravissimo, l’adozione internazionale, che ha bisogno di un rimedio radicale.

I numeri a questo proposito sono eclatanti e non lasciano spazio a dubbi: secondo i dati raccolti dagli Enti Autorizzati, nel 2014 c’è un crollo del 40% di adozioni realizzate e un calo del 30% del numero di coppie che si sono rivolte agli enti per adottare. Si tratta della più grave crisi nella storia dell’adozione internazionale in Italia. Qui risiede la vera emergenza sulla quale la politica dovrebbe discutere animatamente e giungere infine alla cura di una riforma condivisa. Per il momento resta l’amarezza di sapere che i bambini abbandonati nel mondo crescono al ritmo di uno ogni 15 secondi, e che anche oggi nessun passo in avanti è stato fatto per garantire il loro diritto di crescere in una famiglia.