Russia, 6mila “abbandoni ripetuti” solo nell’ultimo anno

russiaSe entrare in orfanotrofio è un trauma, doverci tornare dopo aver riassaporato l’amore di una famiglia è qualcosa di drammatico. Eppure è la sorte che è toccata a 6mila minori russi solo nell’ultimo anno. A rendere noti i dati relativi al fenomeno dell’”abbandono ripetuto” è stata Valentina Petrenko, membro del Consiglio della Federazione Russa, la camera alta del parlamento di Mosca.

Le cause del ritorno negli istituti sono molteplici, ma la principale riguarda l’età delle famiglie accoglienti. A tornare negli orfanotrofi, infatti, sono soprattutto quei bambini presi in affidamento dai loro parenti più anziani, che spesso si rendono conto di non essere in grado di gestire i minori accolti. Questo accade prevalentemente nel corso della fase di crescita del bambino. Agli albori della pre-adolescenza, i minori diventano più attivi, aumentano i propri interessi e di conseguenza i nonni non riescono più a stare al passo con le loro richieste. Le difficoltà maggiori arrivano quando i ragazzini iniziano a cercare di entrare in contatto con il sesso opposto: un vero e proprio problema per le famiglie che li hanno presi in affido. È per questo che la maggior parte dei ritorni in istituto avviene durante la pubertà dei minori.

La principale conseguenza dell’esperienza dell’abbandono ripetuto per molti bambini è l’accentuarsi dei problemi di salute mentale, dovuti a una nuova privazione degli affetti.

Una possibile soluzione a questa situazione, secondo le autorità russe, è quella che viene definita “famiglia professionale”. Due genitori, adeguatamente preparati e formati, si occuperebbero dell’educazione e della formazione dei bambini. Si costituirebbe quindi un apposito database di genitori professionali disposti ad accogliere i minori nelle loro famiglie.

Una disponibilità che in Russia conta ancora numeri piuttosto bassi. Se da un lato, infatti, il 65% dei cittadini non vuole che gli orfani della Federazione siano accolti all’estero, dall’altro solo il 14% dei russi vorrebbe essere coinvolto nella vita dei suoi piccoli connazionali orfani. E la disponibilità all’accoglienza è spesso limitata ai bambini dagli 0 ai 3 anni, mentre gli istituti russi sono pieni di ragazzini di età superiore ai 7 anni.

Il centro “Pro-Madre” ha elaborato il progetto “Children Home”, volto non tanto a collocare gli orfani in famiglia il più rapidamente possibile, quanto piuttosto a creare famiglie “di qualità” per i minori privi di genitori. Grazie alle tecniche utilizzate da Maria Ternovskaya, direttrice del centro, e dai suoi colleghi, è possibile effettuare una delicata selezione dei genitori e dei figli in base alle relative caratteristiche personali. Nelle diverse regioni della Federazione, però, tali tecniche non sono ancora abbastanza diffuse e si punta tuttora sugli appelli alle famiglie a prendere con sé gli orfani, senza fornire adeguata formazione ai soggetti accoglienti.

 

Fonte: Itar-tass