Veneto. Cercasi famiglie per aiutare altre famiglie

famiglia_sulle_mani200Famiglie per aiutare altre famiglie. Sembrerà lapalissiano, ma il concetto non è per nulla scontato in questi tempi di crisi economica e sociale. Questa in sintesi la proposta del consultorio familiare di Feltre, ai sindaci veneti riuniti in conferenza, forte di un’esperienza formativa all’Usl di Asolo, per la gestione sociale e associata di famiglie che aiutano altre famiglie in condizioni di disagio e degrado, soprattutto quando ci sono di mezzo bambini e ragazzi. “L’esperienza dell’affido non è mai veramente decollata”, ha detto ai sindaci la responsabile ufficio tutela minori, Lucia Perenzin, “perché le famiglie disponibili ad assumersi un impegno di questo tipo sono poche”. Ma anche perché l’affido familiare, nelle sue diverse forme (da quello diurno a quello residenziale) è appena un gradino sotto, nella nuova piramide del welfare integrato, della soluzione istituzionale estrema, ossia la comunità residenziale.

La proposta del consultorio, come hanno spiegato la responsabile Perenzin e le sue collaboratrici agli amministratori, è quella di ripartire dal gradino più basso della rappresentazione a piramide, quello dei valori umani e dell’aiuto informale solidale, per prevenire l’ascesa ai livelli estremi che, per i casi familiari più problematici, possono sortire nell’intervento dei servizi, nell’allontanamento dei bambini dai genitori (quando ci sono maltrattamenti, privazioni affettive e materiali) e nella comunità. L’aiuto informale solidale, dunque, reinterpreta e riattualizza il principio della famiglia allargata. Come hanno spiegato le referenti del consultorio, si tratta di “badare” al ragazzino lasciato un po’ a se stesso, di mettere a frutto un paio di ore della propria giornata per aiutarlo nei compiti per casa, di voler capire quando si sta mettendo nei pasticci, di chiedere ai vicini di casa, in uno stesso quartiere in una stessa borgata in uno stesso paese, un aiuto nella cogestione di un nucleo familiare in difficoltà.

Un aiuto informale ma strutturato nello stesso tempo. Ai sindaci è stato chiesto, a stretto giro di posta, di aderire al progetto “Rete di famiglie solidali” e di individuare uno o più referenti per Comune (amministratori o tecnici), disponibili a partecipare a due giornate di formazione, sull’esempio di quanto messo in campo ad Asolo, per costruire ed avviare la rete anche a livello locale. Saranno poi i referenti, in sintonia con i servizi sociali e con le famiglie “accudenti”, cioè disponibili a mettersi in gioco in forma altruistica, a segnalare situazioni border, per fare quadrato e strutturare gli interventi a favore di nuclei in condizioni di disagio. Nulla sarà lasciato al caso, una volta avviata la rete: gli adulti significativi che faranno parte di questa squadra si ritroveranno una volta al mese, nella sede di via Marconi, per fare il punto delle situazioni e prospettare interventi a seconda dei casi. I Comuni, con la loro adesione, parteciperanno finanziariamente solo ed esclusivamente alla quota assicurativa per eventuali danni civili procurati a terzi.

 

Fonte: (Corriere delle Alpi)