Anche se feriti dentro, i bambini siriani non dimenticano cos’è l’amore

bambini siriaDal nostro inviato (Luigi Mariani) – Sono state vittime dirette o hanno assistito a torture, rapimenti, massacri. Hanno subito ogni forma di violenza, fisica e psicologica. Le loro case e quelle dei loro vicini sono state distrutte. Sono stati colpiti dalle bombe e dai colpi dei cecchini, rimanendo feriti e mutilati. Hanno visto i propri cari uccisi o ne hanno perso le tracce.
È lunga, la lista delle atrocità e delle ingiustizie che centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini siriani hanno dovuto affrontare, in questi anni di guerra. E questo produrrà inevitabilmente danni permanenti alla loro salute mentale, negli anni a venire, che solo in parte i vari programmi di cura e supporto psicosociale predisposti dalle organizzazioni mediche e umanitarie internazionali potranno riparare.
Uno studio effettuato di recente sui rifugiati siriani in Giordania ha rivelato in particolare, nei soggetti presi in esame, la persistente presenza di paura, rabbia, indolenza, sfiducia, generale difficoltà a condurre una vita normale.
Dei circa 8.000 partecipanti all’iniziativa di monitoraggio, il 15% ha dimostrato di provare ancora una paura così forte e il 28,4% una rabbia così incontenibile, che nulla sembra in grado di attenuare questi sentimenti. Il 26% degli intervistati si è detto disperato al punto “da non voler continuare a vivere”, mentre il 18% si è rivelato incapace di portare avanti normali attività quotidiane “a causa di angoscia, risentimento, spossatezza, disinteresse, mancanza di motivazioni, turbamento.”
Se la principale fonte di stress, per gli adulti, è quella del futuro proprio e della propria famiglia, per i bambini è soprattutto il timore di non essere al sicuro da nessuna parte. I loro disegni, come i loro sogni, sono popolati da soldati, carri armati, missili, tanto che per loro è quasi impossibile accedere a ricordi positivi, che non siano connessi a qualche forma di violenza.
Ma il mondo dei bambini e degli adolescenti è grande e misterioso, e talvolta sanno sorprenderti nel più inaspettato dei modi. Sono sempre più numerosi, infatti, i casi di minori che, di fronte al complicarsi delle dinamiche familiari per via del conflitto e dello sfollamento, reagiscono dimostrando grande senso di responsabilità, offrendosi come supporto ai propri genitori e fratelli: lavorando, facendo la guardia alla propria abitazione, rassicurando i propri cari sul futuro o semplicemente trattenendo le proprie emozioni ed evitando di condividere ansie e preoccupazioni. Per certi aspetti, sono loro stessi a prendersi cura della famiglia. O almeno ci provano.
Ed è questo, in fondo, un piccolo, grande miracolo: saranno anche stati costretti a crescere troppo in fretta da chi ha rubato loro l’infanzia, scagliandoli in mezzo a un guerra ingiusta, ma dentro, in fondo al proprio cuore, i bambini siriani non hanno dimenticato cos’è l’amore.

In questo momento, la popolazione siriana ha bisogno di tutto il supporto possibile, da parte di tutti. Non restiamo a guardare.

Se vuoi dare anche tu il tuo contributo ai progetti di Ai.Bi. in Siria, per garantire ai bambini e alle famiglie siriane il diritto di sentirsi a casa, nel proprio Paese, visita il sito dedicato.

Fonti: University of Oxford – Refugee Studies Centre