Sinodo. Famiglia adottive, testimoniate la vostra giusta accoglienza!

genitori-e-figli200A pochi giorni dal Sinodo, i temi connessi alla famiglia la fanno da padroni su tutti i media: dall’accesso ai sacramenti per i divorziati risposati alla crisi del matrimonio, dal crollo demografico alle tecniche di procreazione. Aspetti tecnico-pratici che evidenziano però la necessità di tornare alle domande fondamentali circa la natura di questa istituzione e sul compito che le è affidato nella società. Cos’è la famiglia? Qual è il suo compito oggi? Un figlio è un diritto o un dono da accogliere? Soprattutto su quest’ultima domanda risulterà prezioso il contributo delle famiglie adottive, invitate a partecipare numerose alla veglia di preghiera del 4 ottobre in piazza San Pietro. Un momento voluto fortemente da Papa Francesco per invocare lo Spirito Santo sul Sinodo dei Vescovi che dal giorno successivo affronterà proprio i temi legati alla famiglia.

Perché un Sinodo tutto dedicato alla famiglia? Senza dubbio perché la Chiesa riconosce tutti i sintomi di una crisi che la affligge dal punto di vista antropologico e sociale. E’ una crisi dell’umano, innanzitutto, a decretare la difficoltà dei legami stabili, vissuti sempre più come vincoli che soffocano la libertà e non come possibilità di rendere più matura e consapevole quella stessa libertà. Da qui la fragilità di famiglie sempre più evanescenti, che fondano la propria unione su impulsi sentimentali effimeri, destinati a non reggere il peso del tempo.

Si comprende allora come il punto focale della questione sia di tipo educativo: è necessario recuperare l’origine di ciò che si ricerca come “bene” per la propria vita. Un “bene” senza fine, che però non ci si può dare da soli, ma insieme alla persona amata si può chiedere e ricevere come dono da parte di un Dio che ci ama. A questo sguardo sono ben educate le famiglie adottive, con la loro esperienza di sterilità feconda e possono dare utili insegnamenti su cosa voglia dire accogliere un figlio. Esso non è, come si tende a credere in un tempo di fecondazioni “variamente” assistite, un diritto da esigere e ottenere, costi quel che costi, ma è una persona portatrice di un diritto incoercibile ad essere figlio. Lo sa bene chi ha ascoltato il grido e la sofferenza di un bambino abbandonato in un istituto e ha deciso di compiere il più grande atto di giustizia per un essere umano. Le famiglie adottive possono dunque veicolare un messaggio chiave in vista del Sinodo, come esempi viventi del fatto che famiglia vuol dire innanzitutto accoglienza. Partecipare alla veglia di preghiera può allora rappresentare per una famiglia adottiva una mirabile forma di testimonianza e apostolato a beneficio di tutti.

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