Cantone: “Il nostro bambino? L’abbiamo trovato nella rubrica Figli in Attesa… ed ecco che cosa è successo”

famiglia CantoneHanno iniziato a vivere quando hanno deciso di cercare e trovare loro figlio, in qualunque parte del mondo si trovasse.

Hanno iniziato a sentirsi una vera famiglia quando hanno deciso di fare richiesta per avere informazioni su due bambini adottabili, le cui schede erano pubblicate nella rubrica “Figli in attesa” sul sito di Ai.Bi, Amici dei Bambini.

Fino a quel momento avevano “galleggiato” in mare aperto. Poi tutto si è caricato di senso: a dare un significato alla loro vita non sarebbe stata una macchina nuova, una casa più grande o con maggior confort ma un bambino abbandonato alla ricerca di amore e calore.  E loro erano lì a braccia aperte. Dovevano solo incontrarsi.  E’ quello che è successo a Luciano e Antonietta Cantone il 19 luglio 2014 quando hanno abbracciato il loro An Xjin Quing e condotto per mano verso la sua nuova vita in Italia.

“E’ difficile stabilire il punto di origine della nostra vita familiare – raccontano Luciano e Antonietta – : semplificando possiamo cristallizzare l’inizio della vita familiare nell’attesa dell’incontro con nostro figlio”.

A luglio del 2013 alla sede Ai.Bi. di Salerno i coniugi Cantone hanno avuto le prime informazioni su An Xjin.  “La malattia diagnosticata  – ricordano –si agitava nell’ombra nelle nostre menti, ma ci avremmo pensato con i medici. Adesso dovevamo vederlo”.

Le foto sono state un porto in cui riparare dopo una tempesta di emozioni “ la terra avvistata – dicono – dopo un faticoso viaggio in mare aperto; il nostro sogno ha così preso le fattezze di un bimbo bello oltre ogni nostra immaginazione il cui volto effondeva una dolcezza che ha riempito la stanza e i cui occhi reclamavano un urgente bisogno di essere accompagnato”.

A distanza di un anno Luciano ed Antonella possono affermare che quella decisione basata “sulla fiducia (soprattutto in Chi aveva messo nei cuori quel desiderio) ha mosso e commosso le nostre vite e che l’unico modo che nostro figlio ha di crescere è di avere fiducia in noi”.

Così tra preghiere, scambi di opinioni sui forum, i Cantone partono per la Cina dove finalmente avrebbe abbracciato loro figlio.

“Il 29 giugno dopo aver riempito le valigie di giochi, ansie e speranze – ricordano – abbiamo intrapreso il lungo viaggio aereo che ci ha portato in Cina. Ci ha accolti con occhi sorridenti, incuriosito dai giochi che gli mettevamo sul tavolo e da quelli degli altri bambini.  Sembrava trovare conforto tra le nostre braccia mentre la tata ci spiegava le sue abitudini quotidiane. Il resto del pomeriggio è passato tra corse, giri in ascensore, salite e discese dal pullman, giochi rapidi con palloncini e bolle di sapone, nuovi inseguimenti e scambi di giochi con altri genitori. Il suo perpetuo movimento era il modo di smorzare la tensione di quello che anche per lui era un avvenimento”. 

E’ stato ed è emozionante guardare tuttora “il suo stupore mentre si imbatte con le cose che vede per la prima volta– raccontano papà e mamma Cantone –, notare come la sua mente registri parole:  strade, paesaggi che puntualmente ci indica soddisfatto quando li rivede; a volte abbiamo la netta sensazione di riscoprire il mondo insieme a lui proprio perché la sua presenza ci spinge a non dare nulla per scontato, neanche la quotidianità”.

 Il rientro in Italia ha allargato la platea delle persone innamorate di An Xjin (ribattezzato Carlo): nonni, zii, cugini, amici sono stati tutti travolti dalla naturale simpatia – precisano – che ispira con i suoi sorrisi, i suoi sguardi, i suoi gesti. Anche le persone che incontriamo per strada non si astengono da manifestazioni di affetto. Ci scopriamo talvolta gelosi degli attimi che passa con gli altri, e vorremmo essere solo noi a dispensare giochi, carezze, abbracci, talvolta impazienti di fargli vincere le sue fobie, di eliminare i lamenti che ci appaiono esagerati o superflui”.

 Nelle veglie notturne ogni tanto riaffiora la consapevolezzache “il nostro compito è educarlo – concludono – a diventare un uomo adulto”. Come fanno un papà e una mamma con il loro figlio. Come fa una vera famiglia.

 

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