Adozioni internazionali in bilico: si cerca una soluzione

Bambino-Mamma 200Il rischio di sbandare c’è. Se non si rimette in moto la macchina degli accordi bilaterali con i Paesi d’origine, se non si pone nelle condizioni- per risorse umane ed economiche- la Commissione adozioni internazionali (Cai) di svolgere il proprio ruolo, se non riparte il meccanismo dei rimborsi alle famiglie fermo al 2011.

Ma soprattutto c’ è il rischio, se non si rema nella stessa direzione, di fare il male di bambini e di coppie che già soffrono. Le difficoltà quotidiane però non sono solo di chi deve aspettare in media 3-4 armi per diventare una famiglia, ma anche delle associazioni a cui si affidano nel lungo e costoso percorso dell’ adozione.

Un primo segnale positivo è proprio la convocazione di un’assemblea degli enti con la Cai per il 3 dicembre a Roma ( una seconda riunione ci sarà il 4 febbraio ), in cui si dovrà fare il punto sui prossimi passi da fare. Burocrazia, lungaggini nelle pratiche, spese spasmodiche per le adozioni internazionali ( almeno 15mila euro ) sono solo la punta di un iceberg nel salto ad ostacoli che due genitori debbono fare per coronare il sogno di adottare un bimbo. Ecco perché, forse, c’ è un calo del 30% di chi sceglie la via dell’ adozione, oggi meno di 3mila coppie in Italia.

Fa riflettere, inoltre, il campanello d’allarme arrivato ieri dall’ Ai.Bi., l’Associazione Amici dei Bambini, che ha comunicato la sospensione dell’ accettazione di nuovi incarichi, confermando però il completamento degli iter adottivi già avviati. E’ una decisione- fa sapere l’associazione diretta da Marco Griffini – maturata dopo una stagione che ha visto registrare «una progressiva e sempre più preoccupante crisi del sistema italiano delle adozioni internazionali», accompagnata dal «rallentamento delle attività istituzionali con il relativo logoramento della fiducia delle famiglie nei confronti dell’ iter adottivo». Un gesto drastico che però – pur comprendendone i motivi di fondo – le altre associazioni rassicurano di non voler seguire.

«C’ è una sofferenza a tutti i livelli, dalle associazioni alle famiglie», ammette Pietro Ardizzi, portavoce di Oltre l ‘adozione, il cartello di quattordici enti autorizzati. Quel che manca, infatti, sono le risorse per rimborsare i genitori, i fondi per permettere alla Cai di funzionare e vigilare.

Ma le questioni sono anche altre. Dall’ estero arrivano bambini sempre più grandi e con bisogni speciali, ricorda la responsabile adozioni dell’ Avsi, Marina Gennari, «che richiedono una maggiore disponibilità delle coppie e dei servizi sociali territoriali per seguirli al meglio», ma anche un’intensificazione delle relazioni diplomatiche con i Paesi d ‘ origine per avere trasparenza di iter. Qui noi, continua, «investiamo sulla creazione di gruppi d ‘ aiuto tra famiglie».

Anche la politica, nel frattempo, ha preso a cuore il tema. A maggio è nato un intergruppo alla Camera sulle adozioni a giugno è stata votata dal Parlamento, quasi all’ unanimità, una mozione unitaria che impegna il governo a snellire l’iter burocratico, ad esempio attribuendo alla Cai la trascrizione del provvedimento d’adozione nei registri dello stato civile e a prevedere la possibilità di aumentare la deducibilità (oggi al 50%) delle spese sostenute dai genitori per l’adozione. Ma anche a rifinanziare il fondo adozioni. «Faremo in modo di sostenere i genitori e di esigere che i rimborsi ripartano», assicura uno dei primi firmatari, la deputata Milena Santerini (Per l’Italia).«Dobbiamo fare sistema all’ estero e non lasciare sole le famiglie nel nostro Paese», aggiunge. Anche al Senato, poi, qualcosa si muove. Carlo Giovanardi ( Ncd ) ieri ha presentato un’ interpellanza al presidente del Consiglio proprio sulla situazione della Commissione Adozioni Internazionali e «la totale assenza del ruolo politico di titolarità dell’ esecutivo».

Alessia Guerrieri- Avvenire