Cina, il secondo figlio non inverte la rotta: la crisi demografica continua

cinaNessun baby-boom in Cina, nonostante il recente ritocco alla legge del figlio unico. Dopo più di 3 decenni in cui il governo di Pechino ha obbligato – a forza di minacce, aborti forzati e torture – le coppie a non partorire più di un pargolo, la parziale liberalizzazione delle nascite non ha portato all’effetto sperato.

La nuova normativa prevede che le coppie nelle quali uno dei genitori è figlio unico possano avere un secondo figlio. Secondo le stime di Pechino, 11 milioni di coppie avrebbero quindi il diritto a mettere al mondo un secondo bebè. Di queste, però, fino a oggi, solo 700mila hanno chiesto l’autorizzazione e soltanto 620mila l’hanno ottenuta.

Niente inversione della curva demografica auspicata dal governo cinese. Un’inversione necessaria affinché il sistema del colosso orientale regga. Trent’anni di “freno demografico” hanno portato ad avere oggi 2,44 milioni di lavoratori in meno rispetto a solo un anno fa. Attualmente il 14,9% della popolazione cinese è rappresentata da ultra 60enni, che diventeranno il 25% entro il 2030. Anche il rapporto tra i sessi esce malridotto, e alquanto squilibrato, da questi decenni di “sterilizzazione” della crescita: nel 2013, ogni 120 maschi c’erano solo 100 femmine, con punte di 160 a100 in alcune province.

Nonostante questo, i cinesi sembrano restii a procreare di più. Un fenomeno dovuto – a detta di Lu Jiehua, professore di demografia all’Università di Pechino – “a un cambiamento nel modo di concepire la riproduzione, in particolare nelle aree urbane”. Nella maggior parte dei casi, in particolare, secondo la stampa cinese, a frenare le coppie cinesi dallo spingersi oltre il primo figlio sarebbero motivazioni di natura economica.

 

Fonte: Avvenire