Adozioni, famiglie truffate

aironeDiecimila euro per un bimbo mai arrivato: diverse aspiranti coppie adottive sarebbero state truffate in questo modo. Per questo la Procura della Repubblica di Savona sta indagando i vertici della onlus L’Airone, ente a cui è stata revocata l’autorizzazione a effettuare adozioni internazionali in tutto il mondo. Ne parla l’articolo che riportiamo di seguito in versione integrale, pubblicato dal quotidiano “Il Secolo XIX” il 4 dicembre 2014.

 

Decine di famiglie rimaste a convivere nel dramma di un’adozione non andata a buon fine e dopo aver sborsato mediamente circa 10mila euro. Viaggi della speranza trasformatisi in autentici incubi. Ma non solo. L’inchiesta avviata dalla procura della Repubblica di Savona, in collaborazione con la squadra mobile della polizia, sta portando a galla una situazione terribile vissuta da decine di famiglie che si erano rivolte alla onlus L’Airone di Albenga per adottare bimbi in Kirghizistan. Ente al quale il 19 marzo del 2013 era stata revocata l’autorizzazione ad operare in tutto il mondo e i cui dirigenti sono attualmente indagati dalla procura per truffa.

Un’inchiesta delicatissima quella che sta portando avanti il sostituto procuratore della Repubblica Daniela Pischetola e che ha visto sfilare al sesto piano del palazzo di giustizia nei giorni scorsi anche Silvia Della Monica, magistrato a riposo, politico e dall’ aprile di quest’anno, nominata da Matteo Renzi alla vicepresidenza della commissione adozioni internazionali, autorità facente capo direttamente al presidente del Consiglio e che si occupa di garantire il rispetto dei principi stabiliti dalla convenzione dell’Aia nelle adozioni internazionali. La vice presidente del Cai è stata sentita (alla presenza del procuratore Francantonio Granero) in veste di persona informata dei fatti per capire quali fossero i meccanismi utilizzati in questi casi soprattutto a livello di controllo delle strutture che operano nel settore. In passato era stata sentita anche Daniela Bacchetta, responsabile del Cai all’epoca della denuncia da parte di una coppia pisana (arrivata sul posto scoprì che il bimbo da adottare aveva i genitori) da cui è nata l’inchiesta della magistratura toscana che poi l’ha trasferita per competenza ai colleghi savonesi.

E in un anno di indagini il sostituto Pischetola ha ascoltato la maggioranza delle coppie coinvolte nei viaggi verso il paese asiatico con la speranza di adottare un figlio. Viaggi che venivano organizzati sullo stampo di una gita collettiva di gruppo e che nella maggior parte dei casi si  trasformava in un incubo. I responsabili dell’Airone si sono sempre difesi sostenendo di essere stati vittima del mediatore in Kirghizistan (nel paese asiatico un ministro è finito a processo e un mediatore trovato morto in condizioni misteriose), ma la versione non ha convinto totalmente la magistratura savonese che è al lavoro per riuscire a capire se i vertici della onlus Airone, con sedi ad Albenga, Pisa, Roma e in provincia di Bergamo (Azzano San Paolo) fossero a conoscenza o meno degli intrallazzi messi in scena nel paese d’origine.

Un particolare non certo da poco e sul quale gli inquirenti hanno chiesto la collaborazione del Cai. Ovviamente sull’inchiesta vige il massimo riserbo da parte del sostituto procuratore Pischetola e degli uomini della mobile, ma uno dei tanti problemi venuti alla luce in questi mesi di indagine è la scarsa informazione riservata alle coppie coinvolte nel problema.

Pochi, se non nessuno, erano a conoscenza di come muoversi e soprattutto di quali fossero le possibili strade percorribili per uscire dall’impasse.