Un’adozione che parla del Natale

famiglia adottiva 200“Intraprendere il cammino dell’adozione è importante. Non guardate solo ai vostri desideri. Noi abbiamo provato sulla nostra pelle anche le difficoltà. Ma ne è valsa la pensa, perché l’abbiamo fatto per questi bambini, per alleviare il loro grido…” Parole di Luisa e Davide Trabucco, che con Amici dei Bambini hanno adottato il piccolo Daniel, un bambino messicano oggi 12enne. La loro straordinaria testimonianza di fede e di accoglienza è stata raccolta da Paolo Fusco in questo articolo, che riportiamo integralmente, pubblicato sul numero del periodico “Gente Veneta” uscito il 20 dicembre.

 

“Il primo bambino che è stato “adottato”? E’ stato Gesù. Anche Giuseppe, in un certo senso, ha compiuto il passo dell’adozione con questo figlio non suo. E ha ‘adottato’ anche Maria prendendola come moglie…” A dare questa lettura del Natale, che si ripete ogni giorno a casa loro, sono Davide Trabucco e Luisa Rampazzo. Questi coniugi di Zelarino hanno fatto in prima persona l’esperienza di diventare famiglia accogliente, di rispondere con quello che sono – marito, moglie, potenziali genitori – alla chiamata di Dio, alle sollecitazioni giunte al loro orecchio interiore attraverso le circostanze della vita, gli incontri avuti.

Così Davide e Luisa hanno fatto spazio a casa loro a Daniel, un bambino messicano, oggi dodicenne.

“Quando fai un cammino di fede in parrocchia – per tanti anni io sono stata animatrice di Acr – ti chiedi perché lo fai”, racconta Luisa. “Capisci allora che devi voler bene a quei bambini perché vedi Gesù in ciascuno di loro. E capisci che lì si nasconde una vocazione: in questo senso l’adozione non è l’ultima spiaggia (‘Ho provato tutto, non riusciamo ad avere un bambino, allora ne adottiamo uno…’). Ma capisci che, se Dio ti mette nel cuore quest’idea dell’adozione, lo fa per farti voler bene in quel modo particolare, accogliendo un bambino che non è carne della tua carne, ma è come se tu lo generassi ogni volta. Io l’adozione la vivo proprio così: sento che Daniel mi è stato affidato come mi sarebbe stato affidato un bambino partorito da me. Insomma, un’adozione vissuta nella fede è rispondere a una chiamata grande…”

Anche perché, aggiunge Davide, “ogni bambino ha diritto ad avere una famiglia. È un diritto del bambino, non nostro di essere genitori a tutti i costi”. E per chi ha incontrato la spiritualità dei focolari è facile che torni nell’orecchio l’adagio che ripeteva Chiara Lubichm citando le parole di Gesù: “Chi accoglie uno di questi piccoli accoglie me”, insieme all’invito a vedere sempre, nella persona che ha più bisogno, Gesù abbandonato sulla croce. Un tema che ritornava nello spettacolo tratto dal libro di Marco Griffini, “… Ma Dio tace”, rappresentato dall’associazione Ai.Bi.  al Centro Urbani, sabato scorso (il 13 dicembre, ndr); Davide Trabucco era tra gli attori.

Luisa e Davide hanno sempre avuto nel cuore il desiderio di adottare un bambino, da quando si sono sposati. “Abbiamo sempre pensato che, se i bambini non arrivavano, non avremmo cercato di averne con metodi particolari. Siamo sempre stati sensibili al tema dei bambini abbandonati”, raccontano. È stata Luisa, forse, a far partire tutto: “Avevo fatto un’esperienza forte, durata un mese, con i Saveriani in una missione messicana. Ho visto la povertà di tanti bambini, senza una famiglia. Mi dicevo: se un giorno potrò, uno lo voglio portare a casa. Davide ha condiviso subito questa idea: è così che abbiamo cominciato”.

Il percorso dell’adozione, iniziato nel 2004, si presenta presto difficile dal punto di vista burocratico: “Ti trovi davanti a un sacco di paletti ed è facile perdersi d’animo e trovarsi demotivati: perché tutte queste indagini su di noi?” Poi sono arrivate le lungaggini con l’associazione nelle cui mani si sono affidati i coniugi di Zelarino. Infine un problema cardiaco, che Davide ha scoperto di avere, ha imposto uno stop per le cure. Il suo stesso medico gli ha fatto coraggio: “Se ti operi starai bene e potrai affrontare la strada dell’adozione”. E così è stato. “Sembrava un disegno di Dio, ben congegnato”, commenta Luisa.

Perché da lì in poi sono arrivati i giorni di sereno. Nel giro di poco tempo Davide e Luisa hanno deciso di mettersi nelle mani dell’associazione Ai.Bi.; e si è avverato il loro sogno di poter adottare un bambino messicano, chiudendo il cerchio della loro storia personale, che li aveva avvicinati a quel paese. Ripresentati i documenti nel settembre 2011, nel marzo 2012 Daniel è stato abbinato alla loro famiglia. Ad agosto sono partiti alla volta di Guadalajara, la seconda città del Messico, per conoscere Daniel. Lì hanno potuto contare sul sostegno dei padri saveriani e di una famiglia messicana conosciuta in precedenza, cui i Trabucco sono rimasti molto legati. A novembre sono tornati tutti e tre in Italia. “Certe volte mi chiedo cosa avrei provato al suo posto”, riflette Luisa. “Mi portano dall’altra parte dell’oceano, per vivere con due che non avevo mai visto prima; lui non conosce la nostra lingua ed è da solo, con la sua valigia, mentre noi siamo in due… Lui è stato molto più bravo di noi”.

La strada dell’adozione è per tutti. Davide si sente di incoraggiare i dubbiosi: “E’ vero, le difficoltà non mancano. Ma direi, a chi è indeciso, che vale la pena di compiere questo percorso. Se hai fiducia e fede le cose si risolvono da sole. Piuttosto che tentare strade che portano solo sofferenza fisica e morale, è meglio fidarsi maggiormente della via dell’adozione”.

Davide, Luisa e Daniel sono stati tra i primi, a Venezia, a celebrare il rito della benedizione delle adozioni. È successo lo scorso anno a Cavallino, con don Danilo Barlese, insieme a un gruppo veneto di famiglie adottive di Ai.Bi. “In quel momento – racconta Davide – secondo me il bambino (me l’ha confidato Daniel) prende consapevolezza di essere veramente tuo figlio. Si vede l’intervento di Dio, che dà una svolta al rapporto che si crea tra i genitori e quel figlio. È come una conferma dell’accoglienza che abbiamo offerto a questo bambino, attraverso la presentazione ‘ufficiale’ alla comunità, come avviene per il battesimo. Da parte nostra, ci ha portato a realizzare che è veramente qualcosa che viene da Dio: è un dono che abbiamo ricevuto, che dobbiamo con responsabilità far fruttificare”.

Il nuovo Natale che arriva porta anche nuove riflessioni a casa Trabucco. “Penso ai bambini che abbiamo lasciato là”, confida Luisa. “Uno piangeva: ‘Perché porti via Daniel? Deve restare con me…’ Un’altra ragazza mi diceva: ‘Perché non porti via anche me?’ A Natale mi capita di pensare che questi bambini sono ancora lì, perché essendo troppo grandi nessuno di vuole. Per questo dico: intraprendere il cammino dell’adozione è importante. Non guardate solo ai vostri desideri,. Noi abbiamo provato sulla nostra pelle anche la malattia, le difficoltà. Ma ne è valsa la pensa, perché l’abbiamo fatto per questi bambini, per alleviare il loro grido…”

 

(Fonte: Gente Veneta)