Bologna, l’appello del Cardinale Caffarra ai genitori adottivi e affidatari: “Combattete contro la cultura che nega il diritto di ogni bambino ad avere un padre e una madre”

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“Oggi sembra di poter dire che il figlio, più che un dono atteso, sia un diritto da programmare. È questo il grande equivoco dei nostri tempi contro cui l’Arcivescovo di Bologna Cardinale Carlo Caffarra ha voluto mettere in guardia nel corso della veglia di preghiera che si è tenuta nella cattedrale felsinea di San Pietro domenica 28 dicembre, in occasione della festa della Sacra Famiglia.

La veglia, organizzata da Amici dei Bambini e dalla comunità “La Pietra Scartata” dell’Emilia Romagna, in collaborazione con l’Ufficio per la Pastorale della Famiglia della Diocesi di Bologna, ha offerto un’importante occasione di riflessione sul reale significato dell’accoglienza adottiva, soprattutto alla luce dei presunti principi che si stanno affermando nella società contemporanea e dell’attuale profonda crisi che l’adozione internazionale sta vivendo.

“Si ha il diritto ad avere le cose, non le persone – ha ammonito l’arcivescovo di Bologna –. La persona non è un bene di cui posso disporre, il bambino non è una cosa. Il riferimento è a quella che il Cardinale Caffarra ha definito la “cultura di irriverenza verso il bambino”: un sistema in cui “si è arrivati fino al punto di esaltare come conquista di civiltà il negare il diritto di un bambino ad avere un padre e una madre. “Il bambino – ha spiegato l’arcivescovo, riprendendo le parole di Papa Francesco – diventa una cavia su cui sperimentare la decisione di fargli intenzionalmente mancare una delle due fondamentali esigenze della sua crescita: la relazione alla madre, la relazione al padre”.

Ma più forte di ogni discrezionalità e di ogni potere umano, “anche delle sentenze della Corte Costituzionale”, ha ricordato il Cardinale, è la Parola di Dio“Non lasciatevi rubare il coraggio di testimoniare la dignità di ogni bambino – ha raccomandato –, pensando ‘ma tanto il mondo ormai va in questa direzione’”. Ad andare nel verso opposto, quello che continua a salvaguardare la dignità dei più piccoli, in particolare dei più fragili, è l’adozione internazionale. Ai tanti genitori e figli adottivi presenti in Cattedrale, il Cardinale Caffarra ha espresso innanzitutto un forte ringraziamento. “Voi con la vostra testimonianza e con il vostro gesto – ha affermato – dite che il bambino non è qualcosa, ma è qualcuno. Non è in funzione della propria autorealizzazione. C’è un progetto su ogni bambino.

L’omelia dell’arcivescovo è stato il momento centrale di una veglia promossa dalle stesse famiglie adottive e affidatarie per gridare forte che l’accoglienza non può morire e che l’adozione internazionale, nonostante la grave crisi che sta affrontando in questi anni, deve essere salvata. Perché salvare questo istituto vuol dire garantire a migliaia di bambini abbandonati il diritto a una famiglia. Lo spirito della veglia, infatti, era basato sull’ascolto del grido dell’abbandono per nutrire ancora la speranza dell’accoglienza, vivere e superare la prova della sterilità, aprendo quindi il cuore ad altre possibili forme di fecondità, come appunto l’adozione.

La cerimonia, presieduta dal Cardinale Caffarra, è stata ‘guidata’ anche da don Luigi Spada, assistente spirituale di Ai.Bi. Bologna e de “La Pietra Scartata” dell’Emilia Romagna, e da monsignor Massimo Cassani, direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della Famiglia. Oltre a loro, nel corso della veglia, hanno preso la parola anche genitori e figli adottivi e affidatari – questi ultimi rappresentanti del movimento Ai.Bi. Giovani – con momenti di preghiera, testimonianze e appelli alle famiglie, alle istituzioni e ai governanti ad “aprire, anzi spalancare” le porte all’accoglienza e all’adozione, ognuno secondo le proprie possibilità e nell’ambito del proprio ruolo.