Torino. Il bambino con due mamme. Quando le leggi sono carta straccia e i tribunali difendono i giochi degli adulti

mamme“Madre A” e “Madre B”. Siamo al rovesciamento dei criteri basilari su cui si fondano la complementarità dei sessi e la nascita di una famiglia secondo la Costituzione; quella per cui, senza la diversità dei ruoli genitoriali – mamma e papà – non è possibile né il venire al mondo di una nuova vita né la difesa dei suoi interessi fondamentali.

In barba a quello che dicevano i latini “mater semper certa est” e più recentemente il Papa «Ogni persona deve la vita a una madre». Sottolineiamo: una.

Ma va da sé che l’evoluzione dei tempi “moderni” porta come conseguenza che due donne si “sposino”, decidano di “mettere al mondo” un bambino, ricorrendo alla fecondazione eterologa (già qui un controsenso in nuce) e che poi si separino. E il bambino?

Le due donne, sposatesi a Barcellona e divorziate nel 2014, sono indicate nello stato civile del Comune catalano come “madre A” e “madre W”. Il tribunale di Torino, in primo grado, aveva rifiutato di trascrivere quell’indicazione nell’anagrafe locale, ritenendola “contraria all’ordine pubblico”, relativamente alle norme in materia di filiazione che fanno riferimento, in maniera congiunta, ai termini di madre e padre, marito e moglie. Poi però la Corte d’Appello, con una sentenza clamorosa, ha ribaltato quella decisione, autorizzando la trascrizione dell’atto di nascita del bimbo in Italia e così legittimando il surreale istituto giuridico della “doppia mamma”.

Insomma quello a cui si sta assistendo è l’indebito protagonismo giudiziario di singoli giudici o delle varie Corti, con scelte, giudizi e pronunciamenti sui quali nessuno potrà mai chiedere loro conto. Non c’è rispetto né per la famiglia né per lo Stato, entrambi asserviti alla “ideologia creativa” di persone che usano le istituzioni, anziché servirle. Se le nuove biotecnologie aprono nuove opportunità, più o meno buone, e se queste opportunità richiedono di essere regolamentate anche a costo di modificare assetti legislativi esistenti, questa è una scelta che deve essere fatta nella giusta sede, in Parlamento. Il Codice civile, il diritto di famiglia e perfino la legge 40 che prevede l’applicazione della fecondazione eterologa solo con un padre ed una madre, si modificano a Roma, non in giro per i tribunali o per gli uffici dei sindaci.

La sentenza giustifica nei fatti ex post le nozze gay.

Sulla questione è intervenuto l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, con suggerendo una riflessione sugli aspetti culturali e sociali del caso. Nosiglia sottolinea, che “la crescita di questo bambino avverrà comunque in una situazione dove si incrociano diverse, obiettive difficoltà, legate in particolare all’assenza di un vero contesto familiare”.