Haiti, a 5 anni dal terremoto 225mila bambini sono ancora piccoli schiavi domestici

sfollati haitiA volte il terremoto sembra non finire mai. Perché al di là del fatto geologico, un evento di questo tipo stravolge per sempre la vita di milioni di persone. È quanto accaduto ad Haiti, il 12 gennaio del 2010. A 5 anni da quel sisma – che con le scosse di magnitudo 5 e 7 gradi della scala Richter sconvolse l’isola caraibica -, oltre 85mila persone vivono ancora in sistemazioni provvisorie. Più della metà di loro sono minori, che, come sempre, pagano il prezzo più alto delle tragedie umanitarie. Migliaia di bambini, infatti, si trovano ancora in condizioni di disagio e portano i segni dello stress emotivo subito. In particolare quelli rimasti orfani e senza riferimenti familiari sono i più esposti allo sfruttamento e alla violenza, senza alcuna possibilità di sottrarsi a queste penose condizioni di vita. È il destino che le conseguenze del terremoto del 2010 hanno riservato a circa 225mila minori tra i 5 e i 17 anni che, per motivi economici e di sussistenza, si trovano ancora oggi a dover eseguire i lavori domestici forzati. Si tratta di bambine anche sotto i 10 anni costrette ad alzarsi all’alba per preparare i pasti, andare a prendere l’acqua dal pozzo, pulire le abitazioni, fare il bucato e mantenere puliti i malati. Spesso dormono sul pavimento e vengono abusate fisicamente ed emotivamente dalle persone per le quali prestano servizio.

I loro racconti e le loro sensazioni sono tutte simili. “Io non mi sento assolutamente sicura qui – racconta una 15enne che ha vissuto per 4 lunghi anni in un campo di sfollatiperché le persone non si rispettano le une con le altre, ci sono molti casi di abuso”. “Se mia madre e mio padre fossero vivi – dice una ragazzina di 14 anni costretta ai lavori domestici nella capitale Port-au-Prince –, io sarei protetta e non mi avrebbero lasciato vivere in queste condizioni”. Alcuni ragazzi, però, provano a rialzare la testa. “Incoraggio gli altri a proseguire gli studi – afferma una 15enne –, perché senza l’educazione non possiamo fare nulla. Voglio fare la diplomatica da grande perché mi piace la politica, mi piace parlare e condividere le idee”.

Alcuni segni di ripresa, infatti, Haiti li sta mostrando. Tra il 2005 e il 2012 è aumentata del 27% la percentuale dei minori tra i 6 e gli 11 anni che frequentavano la scuola primaria, passando dal 50 al 77%. Il tasso di mortalità sotto i 5 anni è in costante declino, così come la malnutrizione: quella acuta è stata dimezzata dal 10 al 5% e quella cronica è scesa dal 29 al 22%.

Restano però gravi problemi che costringono molti dei quasi 10 milioni di haitiani a vivere in condizioni di estremo disagio. L’80% delle famiglia rurali non ha accesso a servizi igienici adeguati, c’è un alto tasso di abbandono scolastico e la qualità dell’istruzione è generalmente molto bassa. Per decine di migliaia di bambini e di famiglie, quindi, la ricostruzione e il ritorno a una vita dignitosa non sono ancora realtà.

Fonti: Politicamente corretto, Meteoweb