A scuola senza famiglia

Le polemiche sul mondo della scuola hanno infiammato i dibattiti politici delle ultime settimane. Da una parte ha suscitato perplessità la proposta della Lega di inserire i dialetti e le tradizioni regionali nella programmazione didattica, dall’altra è giunta inaspettata la sentenza del TAR del Lazio che esclude i docenti di Religione dagli scrutini e prevede che il loro insegnamento non possa più portare crediti aggiuntivi agli studenti.

Dibattiti, critiche, proposte su temi che hanno sollevato un gran polverone sul sistema scolastico ma che non sono riusciti comunque a mettere a fuoco uno dei temi più attuali e inesplorati del sistema: l’accoglienza scolastica dei minori che hanno un passato e un presente di fuori famiglia. Oggi le aule delle scuole sono piene di bambini che sono stati adottati, o di minori in affido, o ancora di adolescenti che vivono in comunità educative e in Casa Famiglia. La scuola spesso è impreparata, si trova in difficoltà ad affrontare le sfide che uno studente con un vissuto di abbandono può portare nella classe. E’ un problema che non si può sottovalutare. La scuola è, infatti, uno degli ambienti in cui si manifesta in maniera più forte il disagio dei minori.

E’ questo il risultato di una serie di indagini e ricerche condotte sul territorio nazionale che saranno presentate a Cervia lunedì 24 e martedì 25 agosto in occasione del Convegno “Emergenza educativa. Adozione, affido e leaving care tra scuola e famiglia” promosso da Ai.Bi. nell’ambito della XVIII Settimana di Studi e formazione dell’associazione.

Dagli studi condotti da esperti, docenti universitari ma anche dal lavoro svolto dal movimento di famiglie di Ai.Bi. emerge la necessità di realizzare un progetto individualizzato per il minore fuori famiglia, di avere uno sguardo capace di leggere ogni sua esigenza. Alla scuola oggi serve questo: strumenti e risorse per poter interpretare e rispondere anche alle esigenze degli studenti che hanno un passato e un presente da fuori famiglia.