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Adozione internazionale. Per il PD occorre “lavorare sulla linea tracciata dal Governo” uscente. Intervista a Vanna Iori

La deputata e docente ordinaria di Pedagogia alla Cattolica di Milano sottolinea il bisogno di formare “giovani capaci di dire sì alla vita” e l’urgenza di realizzare “interventi di sistema nell’ambito del fisco, della salute, del lavoro, del benessere sociale, della cultura“.

Apprezzamento per “l’attuale gestione della Commissione Adozioni Internazionali” e sull’ipotesi gratuità: “Prima bisogna passare per un’azione di definizione di una cornice chiara dell’adozione internazionale”, quindi comunque l’idea è una detrazione “dilazionabile nel corso di un certo numero di anni di vita del bambino…

vanna ioriUna linea politico-programmatica che s’innesta nel solco di quanto portato avanti dal Governo uscente nel corso dell’ultima legislatura: è quello che auspica la candidata Vanna Iori, docente ordinaria di Pedagogia all’Università Cattolica di Milano e deputata uscente del Partito Democratico.

Parole di apprezzamento per “l’attuale gestione della Commissione Adozioni Internazionali, la promessa di “politiche strutturali” a sostegno dell’adozione internazionale, ma anche l’imputazione alla povertà che ha colpito le famiglie come co-fattore che ha portato al crollo delle adozioni, legato ai costi economici, definiti “un forte deterrente che va assolutamente superato parificando l’adozione alle altre forme di genitorialità. Ma, dall’altra parte, la consapevolezza che i costi sarebbero solo “la punta di un iceberg: troppa burocrazia, troppa frammentazione a tutti i livelli. Il primo intervento politico da fare è culturale“; infine, un’apertura alla gratuità adottiva solo dopo che “si sarà creato un ambiente favorevole” e comunque in una formula “dilazionabile nel corso di un certo numero di anni di vita del bambino: sono gli aspetti più interessanti dell’intervista che abbiamo realizzato sui temi ‘caldi’ dell’adozione internazionale con l’esponente del PD in Parlamento.

Qui sotto il testo integrale.

La denatalità oggi è uno dei problemi più rilevanti in Italia. Gli italiani hanno in media il primo figlio dopo i 30 anni. Alla stessa età i francesi stanno in media per avere già il secondo. Il nostro tasso di fecondità totale (pari a 1,34) è circa un terzo sotto il loro (1,96). L’attuale Governo in questi giorni ha dato il via a una campagna di comunicazione istituzionale di sostegno ai nuovi nati. Lei in questi anni è stata attiva nella Commissione Giustizia della Camera dei deputati, nella Commissione bicamerale Infanzia e adolescenza, come Responsabile nazionale Pd Infanzia e adolescenza. Quali saranno le Sue proposte nel merito per il futuro?

“Ritengo che sia necssario lavorare sulla linea tracciata dal Governo fino ad oggi e implementare le politiche sulla natalità e sulla educazione alla natalità. Se non formeremo oggi giovani capaci di dire sì alla vita, correremo il rischio di vedere ulteriormente impoverito il nostro paese in termini di nascite e di forze.

L’educazione a cui mi riferisco va alimentata in tutti i luoghi opportuni, scuola compresa. Occorrono inoltre interventi di sistema nell’ambito del fisco, della salute, del lavoro, del benessere sociale, della cultura…e risorse che mettano in condizione i giovani di voler fare famiglia”.

Per esempio, in questa direzione va la sua proposta di legge sulla “Disciplina dell’affiancamento familiare“…

“Non solo. In questa direzione va ogni sforzo affinché, fuori dalla demagogia e fuori da logiche meramente partitiche, si impari a lavorare insieme per il bene dei bambini e delle famiglie”.

Ritiene che nel programma del Suo partito possa rientrare il sostegno all’adozione internazionale?

“Per questo stiamo lavorando da anni. La prossima legislatura spero sia quella giusta per definire politiche strutturali anche in questa direzione. Pensiamo a quante coppie sterili potrebbero voler fare questo passo e oggi non sono in condizione, economica o solo anche per mancanza di supporto e affiancamento adeguato al loro stato”.

Negli ultimi anni l’adozione internazionale in Italia è letteralmente crollata. Come mai secondo lei? Quali sono secondo Lei le azioni da intraprendere per tentarne un rilancio su larga scala?

“La povertà che oggi tocca pesantemente le famiglie, soprattutto quelle monoparentali, composte da madri o padri soli con bambini, indica chiaramente come sia sempre più difficile fare famiglia. Sicuramente i costi economici dell’adozione internazionale sono un forte deterrente che va assolutamente superato parificando l’adozione alle altre forme di genitorialità. I costi sono tuttavia solo la punta dell’iceberg: troppa burocrazia, troppa frammentazione a tutti i livelli. Il primo intervento politico da fare è culturale”.

Sono anni che le famiglie adottive stanno chiedendo la gratuità: perché secondo lei non è mai stata concessa?

“Forse anche perché mancano interventi culturali prima che sociali ed economici in favore dell’adozione. Penso al ruolo della comunicazione in tal senso: le cattive notizie di questi anni hanno sovrastato le più belle notizie di tante storie di accoglienza riuscita. Penso anche che ci sia ancora troppo poco interesse da parte dell’opinione pubblica. Basta vedere quanto si parla di fecondazione artificiale e quanto poco dell’adozione. Il confronto è impari”.

Sul fronte gratuità dell’adozione, che cosa pensa si possa fare come Governo?

“Esprimo apprezzamento per il cammino che sta tracciando la attuale gestione della Commissione Adozioni Internazionali: digitalizzazione delle procedure, dialogo con Enti Autorizzati e coppie adottive. La gratuità arriverà, ne sono certa, ma prima bisogna passare per una azione di definizione di una cornice chiara dell’adozione internazionale. E quando si sarà creato un ambiente favorevole si potrà ragionare anche su una detrazione al cento per cento delle spese certificate che le coppie avranno affettuato. Detrazione magari dilazionabile nel corso di un certo numero di anni di vita del bambino…”.

Spesso i decreti che vengono rilasciati dai Tribunali contengono limitazioni all’adottabilità sia sul versante delle coppie che su quello dei minori in attesa di adozione. Qual è la posizione del suo partito rispetto ai cosiddetti ‘decreti vincolati’?

“Un bambino è un bambino a prescindere dall’età o dal sesso. In tale direzione è importante che lavorino gli addetti ai lavori per favorire il migliore incontro tra la coppia e il bambino che può essere adottato. Le coppie ora ottengono decreti di idoneità all’adozione, quando stanno solo cominciando a comprendere cosa significhi adottare. Man mano che comprendono conoscono e frequentano di più quel mondo la loro idoneità diventa più solida”.

La Presidenza della Commissione Adozioni Internazionali per legge è in capo al presidente del Consiglio o a un Ministro da lui delegato. Avete già in mente un nome per la presidenza CAI in caso di vittoria elettorale?

“Non sapendo quale sarà lo scenario politico, credo sia difficile fare nomi”.

Lei ha chiuso il 2017 con la legge a Sua prima firma sulla “Disciplina delle professioni di educatore professionale socio-pedagogico, educatore professionale socio-sanitario e pedagogista”. Ritiene che in futuro si rivedrà anche la disciplina sui professionisti che si occupano di adozione?

“Tra gli ambiti occupazionali che ho inserito per la figura di educatore vi è quello ‘familiare’ e dunque in special modo per le famiglie in difficoltà o per quelle che attraversano il passaggio dell’adozione. Tutte le professioni dovranno prima o poi riqualificarsi. Il mondo sta cambiando vorticosamente. A maggior ragione chi svolge una professione sociale che ha a cuore il bene dell’essere umano, della famiglia e dei bambini, non può non tener conto delle innovazioni professionali così come dei cambiamenti relazionali e umani“.