Adozione internazionale. Perché alcune famiglie preferiscono da subito un bambino più grande?

Dal rapporto CAI 2018: aumenta l’età media in ingresso. E una ricerca dimostra che i risultati in famiglia sono positivi

In tema di adozione internazionale emerge, dal rapporto della CAI – Commissione Adozioni Internazionali per il 2018, un aumento dell’età media dei minori adottati al momento del loro ingresso in Italia. Questa infatti, per l’anno trascorso varia dai cinque ai nove anni. Si tratta, come sottolinea la stessa CAI sul proprio sito, di “un grande cambiamento rispetto al 2000, anno in cui CAI ha iniziato la sua attività nella quale l’età media dei minori variava da 1 a 4 anni”.

Si tratta di un trend non solo italiano. “L’età media dei minori adottabili, sia in Italia che all’estero, sta aumentando e ciò comporta che alle coppie che si avvicinano al percorso adottivo, seppur ancora possibile l’adozione di bambini abbandonati alla nascita, viene richiesta una disponibilità sull’età gradualmente più alta anno dopo anno”, spiega lo stesso rapporto.

Purtroppo, in genere, l’adozione di un bambino di una fascia d’età più matura viene considerata come rientrante nelle ipotesi di adozione di bambini con “special needs”. Una situazione spiacevole, poiché questo rischia di imprimersi come un marchio negativo sul bambino.

Dunque, spiega il rapporto, è a maggior ragione “un problema di estrema urgenza riuscire a dimostrare che l’adozione di bambini più grandi, se svolta correttamente, è possibile, desiderabile ed ha spesso un’ottima riuscita”.

Bisogna inoltre sottolineare come “vi siano alcune potenziali famiglie adottive che preferiscono fin da subito adottare bambini di età più grande. Alla base di tale scelta ci possono essere motivazioni del tutto diverse: può prevalere l’esigenza personale della coppia di ridurre i tempi necessari per l’adozione, di avere più probabilità di ottenere una risposta positiva al proprio progetto o di trovare le condizioni migliori per iniziare il percorso adottivo, come un minor divario di età tra genitori e figli; (…) vi può però essere anche un’attenzione per la realtà e le esigenze specifiche del bambino”.

Del resto una ricerca appositamente condotta dalla CAI in collaborazione con l’Istituto degli innocenti su un campione di famiglie che avevano adottato minori tra i 6 e i 12 anni di età ha mostrato come in realtà l’adozione di minori più grandi possa portare ugualmente ad esiti positivi soprattutto se gli aspiranti genitori adottivi sono preparati e consapevoli. L’integrazione dei bambini più grandi nelle nuove famiglie, a scuola e nell’ambiente sociale funziona in genere molto bene ed i disturbi comportamentali che possono presentarsi nei mesi immediatamente successivi all’adozione sono spesso destinati a scomparire una volta che il bambino si è stabilizzato”.