non si può pagare per un atto di giustizia

Adozione. RadioUno Rai intervista il presidente di Ai.Bi., Marco Griffini: “Crollo dovuto al disinteresse della politica degli ultimi 5 anni. Al prossimo governo chiederemo di metterla tra le priorità”

“In Italia adottare è meraviglioso, ma complicato: siamo l’unico Paese in cui esistono ancora i Tribunali per i Minorenni che danno l’idoneità.

Ma che c’entra un giudice nello stabilire il grado di amore mio e di mia moglie nell’accogliere un bambino abbandonato?”.

“Da parte dell’Europa sulla chiusura dei Paesi, soprattutto in Africa, c’è un atteggiamento passivo: si parla tanto di ‘piano Marshall’ per l’Africa, ma il problema dell’abbandono minorile, uno dei principali, non viene percepito come ‘emergenza umanitaria’ perchè il minore di abbandono sopravvive”

non si può pagare per un atto di giustiziaUn’intervista a tutto campo sul fronte dell’adozione, innanzitutto quella internazionale, poi anche l’adozione nazionale: è quella che il presidente di Ai.Bi., Marco Griffini, ha rilasciato al programma Rai ‘6 su RadioUno’. Nell’ambito della conversazione, sono stati toccati i temi principali connessi al crollo generalizzato dell’adozione internazionale, con la scomparsa nel nulla, tra il 2001 e il 2016 di ben 2.335 procedure (il 60% in meno) e la diminuzione anche di quelle nazionali (-31%).

Perchè diminuiscono le adozioni?

C’è una causa principale e delle concause. La causa principale è che le adozioni internazionali, come tutto ciò che concerne la politica estera, vivono se c’è una volontà politica di portarle avanti. Ora purtroppo abbiamo assistito in questi ultimi 5 anni a un totale disinteresse della parte politica. L’ultimo governo che ha creduto e ha lavorato sulle adozioni internazionali è stato il governo Berlusconi, con Giovanardi presidente della CAI, che è questa Commissione Adozioni Internazionali, il ‘motore’ vero, vivo di tutto il sistema delle adozioni, che ruota intorno a 62 enti autorizzati, i quali lavorano in tutti i Paesi del mondo.
Ora, prima con i governi tecnici, poi negli ultimi 3 anni ‘disgraziati’ in cui addirittura, per la prima volta non è stato nominato un ministro o un sottosegretario alla Presidenza di questa Commissione, ma è stata data la presidenza alla vice-presidente, questo magistrato, Silvia Dalla Monica, abbiamo assistito allo sfascio totale delle adozioni”.

Perchè?

“Le adozioni internazionali vivono di promozione, di sviluppo: si devono aprire a Paesi nuovi, ma sono cinque anni che non si apre un Paese nuovo; si dovrebbero fare accordi bilaterali, invitare le delegazioni straniere, si va noi con la parte politica, con il governo, nei Paesi stranieri. Abbiamo Paesi come la Cambogia o la Bolivia con i quali per due anni si sta cercando disperatamente di aprire canali diplomatici per l’adozione internazionale con l’Italia, ma nessuno rispondeva. Per fortuna, le cose sono cambiate dal giugno di quest’anno.
Poi abbiamo delle concause: questo comparto enorme dei servizi pubblici che purtroppo non crede nella cultura dell’adozione. C’è questo stereotipo dei fallimenti adottivi, per cui si tende proprio a scoraggiare le coppie dal tentare l’adozione e si preferisce indirizzarle sulla fecondazione assistita. Ma sono tantissime le coppie che si rivolgono a noi parlando di questa ‘violenza’ dei servizi.
Vorrei portare un dato: l’unica ricerca fatta in Italia sui fallimenti adottivi qualche anno fa dall’Istituto degli Innocenti di Firenze parla di una percentuale del 3%; quindi il 97% delle adozioni riesce. Questo è un risultato clamoroso. Significa che il bambino o la bambina non vengono riportati nell’istituto estero dal quale sono stati presi dalla famiglia. Direi che il problema non esiste; è proprio uno stereotipo culturale“.

In Italia è complicato adottare o no?

Adottare è meraviglioso…ma è vero, in Italia è complicato: l’Italia è l’unico Paese europeo dove esistono ancora i Tribunali dei Minorenni che danno l’idoneità. Questo retaggio medioevale: che c’entra un giudice nello stabilire il grado di amore mio e di mia moglie per accogliere un bambino? Questo è il sinonimo di una cultura ‘negativa’ dell’adozione. In Italia siamo ancora inseriti in una cultura della ‘selezione’ e non dell’accompagnamento.
Un dato su tutti: oggi in Italia le coppie sposate senza figli sono 5 milioni e 430mila. Ora, se di questo enorme esercito ogni anno solo 2.500, purtroppo, secondo i dati 2016, si vedono padri e madri di un figlio non loro, questa è una coppia già idonea in se stessa, non va selezionata. E’ una coppia che va accompagnata. Non sa quali sono i problemi, ma anche le gioie delle adozioni internazionali”.

Arrivano in Italia un sacco di minori migranti…

…ma non sono abbandonati, non sono adottabili, sono minori stranieri non accompagnati, peraltro adolescenti. Per loro c’è la splendida soluzione dell’affido“.

Sono 8 milioni i bambini della Repubblica Democratica del Congo con la quale negli ultimi 3 anni il nostro Governo e in generale i governi occidentali hanno avuto molte difficoltà…
In questi Paesi africani, in cui ci sono milioni e milioni di bambini abbandonati, quando capita qualcosa che non va – e siamo sempre noi occidentali a fare qualcosa che non va – un’adozione mal fatta, una corruzione, questi Paesi invece di chiedere aiuti o di impostare una legge nuova, di creare Tribunali per i minorenni o servizi, chiudono le adozioni. Ecco che hanno chiuso il Congo, il Kenya, l’Etiopia, il Benin, la Costa d’Avorio.
E purtroppo c’è da parte dell’Europa un atteggiamento passivo. Si parla tanto di ‘piano Marshall’ dell’Africa: ma il problema dell’abbandono dei minori in Africa è uno dei principali. Uno non pensa che sia un’emergenza umanitaria, perchè il bambino che è ammalato muore, lo si vede, ecco emergenza umanitaria, il bambino che ha fame muore, si vede, emergenza umanitaria, il bambino che va in guerra muore, si vede, emergenza umanitaria. Di abbandono i bambini non muoiono…sopravvivono. Muoiono dentro e poi, magari, muoiono fuori quando a 18 anni in tutti i Paesi del mondo vengono letteralmente buttati fuori dagli istituti e si ritrovano in mezzo a una strada. C’è questa insensibilità per cui invece di aiutare questi Paesi non a chiudere le adozioni internazionali, ma a recepire linee guida o istruzioni“.

Diminuiscono anche le adozioni nazionali…è vero?

Diminuiscono non tanto i numeri, ma le richieste di adozione: siamo passati da 13mila alle 8mila nel 2016. Ma le adozioni sono sempre le stesse: sono 20 anni ormai che siamo intorno a 900, mille, 1.100 all’anno. Mentre purtroppo aumentano i minori fuori famiglia (quelli che vengono allontanati dalle famiglie per problemi della famiglia naturale o dichiarati adottabili) in Italia: siamo ormai a qualcosa come 35mila minori. Molti di questi sarebbero adottabili, ma il problema è che in Italia manca ancora una banca dati nazionale. C’è una legge del 2000 che l’avrebbe istituita, ma nonostante un nostro ricorso al TAR nel 2012 vinto contro il Ministero di Giustizia, ancora non è stata effettivamente creata. Per cui, in Italia, non sappiamo effettivamente nei vari Tribunali dei Minorenni, che sono 29, quanti sono i bambini dichiarati adottabili. Si lavora sempre di tribunale in tribunale“.

C’è dunque una serie di elementi di disorganizzazione che rendono la vicenda farraginosa per cui tutto questo complica le cose…
Il problema è che i bambini negli orfanotrofi e nelle case-famiglia però aumentano sempre di più.

Veniamo alla ‘pars construens’: che cosa devono fare i prossimi governi per migliorare la situazione?

Prendere in mano la Commissione Adozioni Internazionali, nominare un ministro o un sottosegretario come presidente. C’è la vice-presidente Laera che è operativa da giugno e lavora molto bene – per cui siamo molto contenti – ma che ha bisogno di essere appoggiata dalla parte politica. Per questo, abbiamo costituito un coordinamento di 24 enti autorizzati che chiederà a tutti i partiti politici presenti nelle prossime campagne elettorali di inserire l’adozione internazionale come una priorità della politica estera italiana“.

Fonte: RadioUno Rai (da min. 22.53 a min. 33.56)