Adozioni: genitori cercasi

In soli sei anni il numero delle coppie disponibili si è dimezzato. Secondo la Commissione adozioni internazionali «è cresciuta la consapevolezza», ma gli enti autorizzati confermano la preoccupazione.

Ora è ufficiale: l’istituto dell’adozione internazionale in Italia è in sofferenza. A certificarlo è stato il rapporto statistico 2011 della Commissione Adozioni internazionali (CAI), la massima autorità in materia. Due sono i dati su cui riflettere: l’anno scorso il numero dei minori arrivati in Italia ha, sì, superato ancora la significativa quota di 4000, scendendo solamente del 2,6 per cento rispetto al 2010, ma al contempo i decreti di idoneità emessi dai tribunali per i minorenni e pervenuti alla CAI al 31 dicembre 2011, sono stati soltanto 3.179.

Ciò significa che rispetto al 2010, in cui i decreti sono stati 4.277, le coppie disponibili all’adozione sono calate di oltre un migliaio.

Un dato ancor più negativo, se lo si paragona alle 6.237 coppie idonee del 2006: in soli sei anni, cioè, c’è stato un dimezzamento delle disponibilità. Se non s’inverte il trend negativo che fine faranno le adozioni?

La vicepresidente della CAI, Daniela Bacchetta, commentando il report 2011 manifesta ottimismo e vede il bicchiere mezzo pieno: di positivo, osserva innanzitutto, c’è “l’accresciuta consapevolezza con cui le coppie fin dall’inizio affrontano il percorso adottivo e ciò trova conferma nella sensibile crescita dei mandati conferiti agli enti autorizzati”.

Nel 2008 ancora il 36% di chi otteneva il decreto non proseguiva l’iter; percentuale che scende nel 2009 al 27,9% e ancor più nel 2010, in base ai dati ancora parziali. Insomma, chi intraprende il cammino per adottare, sempre più lo porta poi anche a termine, osserva la CAI.

“4mila bambini, poi, sono un dato importante”, aggiunge, “specie se raffrontato con la flessione, in alcuni casi anche rilevante, delle adozioni internazionali realizzate da altri Paesi d’accoglienza”.

Bacchetta si riferisce al crollo delle adozioni negli Stati Uniti, primo Paese al mondo per numero di bambini accolti, che ha fatto registrare nel 2011, rispetto a sette anni prima, un calo del 60%, e alle difficoltà della stessa Francia.

Ma se l’estero piange, l’Italia non ride. A lanciare l’allarme sono gli enti autorizzati. “I numeri pubblicati dimostrano una vera fuga dall’adozione”, dichiara Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini. “Tanto più evidente se li confrontiamo con la ‘voglia di figli’ che invece, in Italia, persiste: con l’aumento delle coppie sterili, nel 2011,sono diventate più numerose le fecondazioni assistite. Tra poco finiremo per rubarci le coppie. Da cattolico, poi, temo che la crisi ponga con più forza sul tavolo la richiesta di apertura dell’adozione a single e coppie di fatto”.

Ma quali sono le cause di questa flessione di disponibilità? “Il fattore economico incide, magari più di ieri, ma non in modo esclusivo”, osserva ancora Griffini.

“Più che i costi monetari, ho l’impressione che pesi l’incertezza esistenziale che attraversa il nostro tempo e le nostre famiglie”, conferma Egles Bozzo, presidente di Sos bambino, onlus vicentina che fa adozioni e progetti per la tutela dell’infanzia all’estero e che, è salita al quarto posto in Italia tra gli Enti, con 136 adozioni realizzate nel 2011.

Un sondaggio sulle cause che frenano l’adozione, realizzato qualche mese fa da Ai.Bi. tra le coppie associate, rivela che il 40% si ferma davanti l’impegno economico, ma c’è anche un 38% che, invece, ammette di essere scoraggiato dall’iter lunghissimo, soprattutto per le procedure italiane. E’ una difficoltà reale, che sta creando una controcultura negativa dell’adozione. Insomma, il malato è entrato in coma. Non bastano più le “aspirine”, ma urgono terapie importanti”.

Ai.Bi. propone una nuova legge che rende innanzitutto l’adozione internazionale gratuita (ora i costi medi superano abbondantemente i 20 mila euro), abolisca il passaggio per il Tribunale dei Minori, che ratifica quanto già accertato dai servizi sociali, riduca drasticamente gli Enti Autorizzati (da 65 a una ventina) e, infine, preveda il passaggio della materia fra le competenze del Ministero degli Esteri.

( Da Famiglia Cristiana, Alberto Laggia, 01 Aprile 2012)