Adozioni internazionali, Campania, dopo Piemonte e Veneto nasce il 3° Centro Regionale: “Ma l’ARAI non è un modello a cui ispirarsi”

Dopo l’ente pubblico piemontese ARAI e il progetto Veneto Adozioni, entra in gioco anche la Campania. «Solo presso la Regione Piemonte esisteva finora ed era operativo un vero e proprio ente pubblico, l’ARAI, che svolge funzioni di intermediazione adottiva per le famiglie. Ma è certamente un’esperienza a cui non ispirarsi, poiché non è riuscito a raggiungere l’efficienza e la produttività dell’ente privato».

A scriverlo è la relazione dei consiglieri regionali campani Sandra Lonardo e da Ugo De Flaviis, del gruppo Udeur, promotori di una ripresa delle adozioni internazionali in Regione.   Il Consiglio regionale della Campania ha infatti approvato a maggioranza una proposta di legge, avanzata dai due consiglieri per dare nuovo impulso al Centro regionale per le adozioni internazionali. La legge affida al Centro Regionale nuovi compiti operativi e dà una risposta concreta sul fronte della lotta all’abbandono dei minori su scala internazionale.

«La proposta di legge nasce dall’esigenza di venire incontro ad alcune associazioni del territorio e alle famiglie – commenta Lonardo –. Il Centro, creato nel 2008, in realtà non è mai stato operativo. Non possedeva ancora delle funzioni specifiche. La proposta ha avuto proprio lo scopo di ridefinirne i compiti e di ampliarli».

Il tema delle adozioni, riconoscono Lonardo e De Flaviis, è oggi al centro di numerosi dibattiti. Alla luce dei quali si è resa «necessaria una rivisitazione dei compiti affidati al Centro regionale per le adozioni internazionali» nelle seguenti direzioni:
-realizzare progetti nazionali e progetti di partecipazione internazionale ed europea, compresi progetti a distanza di cooperazione e di interscambio tra i soggetti che operano nel settore dell’adozione internazionale e della protezione dei minori nei Paesi stranieri;
-promuovere, con la Commissione Adozioni Internazionali, conferenze di studio e incontri a carattere formativo per gli operatori del settore;
-favorire e organizzare lo scambio di esperienze tra le famiglie adottive;
-sviluppare una rete di servizi regionali, anche in accordo con i tribunali per i minorenni;
-promuovere la firma di protocolli operativi e convenzioni fra enti autorizzati e servizi territoriali, anche con il coinvolgimento diretto di ordini professionali in grado di fornire, a titolo gratuito, supporto tecnico funzionale al Centro regionale.