Adozioni internazionali e Paesi a “rischio”. Le reazioni del mondo Non profit alla proposta di Ai.Bi.

Il Coordinamento di Enti Autorizzati “Oltre l’adozione” “esprime il proprio sostegno rispetto a una proposta che può rivelarsi un valido strumento per sconfiggere i casi di corruzione che colpiscono alcuni Paesi di origine dei minori adottabili e migliorare così la trasparenza del sistema adozioni.” E’ questo il commento arrivato oggi dalla portavoce di “Oltre l’adozione”, Cinzia Bernicchi, rispetto alla proposta di Ai.Bi. di sospendere le autorizzazioni agli Enti che operano nei Paesi in cui le procedure non si svolgono in un contesto chiaro e trasparente, assegnando le loro funzioni alla Commissione per le Adozioni Internazionali (CAI).
Secondo Ai.Bi. la CAI potrebbe assumersi la responsabilità e seguire direttamente dall’inizio alla fine il “percorso” dei dossier delle coppie adottive, monitorando la condizione di adottabilità o meno del minore. Tale procedura richiederebbe un forte impegno delle rappresentanze diplomatiche italiane in loco. Per dare concretezza a tale progetto, l’adozione internazionale dovrebbe essere collocata all’interno della politica estera e come tale la CAI dovrebbe dipendere dal Ministero degli Affari Esteri.
Su questo punto si trova d’accordo Donata Micucci, Presidente di ANFAA, una delle più importanti associazioni di tutela dell’infanzia in difficoltà familiare. “E’ evidente che un coinvolgimento del Ministero degli Affari esteri (MAE) potrebbe fare la differenza nelle politiche a favore dell’infanzia in difficoltà familiare. Tuttavia devo ammettere che fino ad oggi il MAE è stato “sfuggente” rispetto alla possibilità di inserire le adozioni in un progetto più ampio di cooperazione internazionale.” Su questo punto Micucci ha anche evidenziato l’importanza di lavorare con i Paesi di origine dei minori per stipulare Accordi bilaterali. “Si tratta di uno strumento fondamentale, ancor più delle Convenzioni internazionali, per promuovere i diritti dei minori abbandonati. Gli Accordi bilaterali permettono di definire in maniera più analitica e aderente alle peculiarità degli ordinamenti stranieri le strategie a tutela dei minori abbandonati.” ha concluso Micucci.

Dobbiamo lanciare questo sasso e poi, vedendo quanti cerchi escono nello stagno, approfondire e proporre metodi e azioni concrete” è questa la dichiarazione del Presidente dell’Ente “Nadia”, Luciano Vanti, rispetto alla richiesta di un intervento incisivo della CAI nei Paese in cui le adozioni si realizzano in modo “non chiaro e trasparente”, in particolar modo in Africa e Asia.
Infine un appello al confronto e al dialogo tra i Coordinamenti di rappresentanza degli Enti arriva da Gianni Graziani, portavoce del Coordinamento di Enti autorizzati CEA. “E’ assolutamente condivisibile l’idea di fare chiarezza su alcune dinamiche poco trasparenti che si manifestano nei Paesi asiatici – ha dichiarato Graziani – tuttavia siamo contrari all’eventualità di un’acquisizione da parte della CAI delle funzioni degli Enti. Ci sembra una strada difficilmente percorribile in quanto comporterebbe un carico di lavoro enorme per la Commissione che ad oggi non potrebbe assumersi, non tanto per una mancanza di volontà quanto per assenza di risorse. Oltretutto si tratterebbe di una strategia che sminuirebbe il ruolo degli Enti, evidenziando una debolezza nella capacità di gestire le difficoltà nei Paesi di origine dei minori.”

CEA si dice però favorevole rispetto alla richiesta di inserire l’adozione internazionale all’interno della politica estera italiana e far dipendere così la CAI dal Ministero Affari Esteri. “In più occasioni abbiamo chiesto alle autorità competenti di considerare le adozioni all’interno della politica estera. Tempo fa ci eravamo rivolti alle istituzioni affinché si nominasse un Sottosegretario agli Affari Esteri con delega per le adozioni. Purtroppo tanto il MAE quanto la CAI si sono rivelati sordi rispetto a queste richieste. Questa rimane una strada da valutare e da capire come percorrere.”

Infine Graziani ha espresso un auspicio che si estende fino ai confini dei vicini Paesi europei: “Penso che la campagna di “moralizzazione” verso i Paesi di origine dei minori con un sistema adozioni poco limpido sarà efficace se e solo se sarà perseguita anche dagli attori dell’adozione internazionale di Spagna, Francia, Svezia. Solo con un lavoro coordinato tra i Paesi di accoglienza potremo avere dei risultati.” ha concluso Graziani.