Adozioni Internazionali: lo spreco di denaro pubblico continua. L’inutile accordo fra Regione Calabria e ARAI, Ente operativo in soli quattro paesi

bambiniAdozioneIl 19 ottobre 2012 la Giunta della Regione Calabria ha approvato una scandalosa delibera con cui è stata approvata una “convenzione” fra la stessa Regione, rappresentata dal Dirigente Dipartimento competente per “Lavoro, Politiche della famiglia, Formazione professionale, Cooperazione e Volontariato” e l’Agenzia Regionale per le Adozioni Internazionali della Regione Piemonte (ARAI).

Grazie a questa delibera, pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione il 16 novembre 2012, è stata ufficialmente impegnata la somma di € 62.500,00 per un progetto sperimentale della durata di un anno che consiste nella “collaborazione” fra ARAI e Regione Calabria per la “realizzazione di un servizio pubblico per le adozioni internazionali”.

In pratica, nonostante fra le premesse della delibera regionale si legga che la Regione Calabria intende “evitare una proliferazione di Enti che concorrono all’estero per gli stessi fini” e “realizzare il principio di economicità della azione amministrativa”, la Regione dovrà pagare l’ARAI in cambio del suo impegno alla “realizzazione delle attività specificate in premessa” e cioè: “collaborare con gli uffici competenti della Regione Calabria per realizzare progetti specifici” che, stando all’art. VI dell’accordo, sono descritti nella “proposta formativa”.

Le due domande che sorgono spontanee sono: 1) quali sono questi “progetti specifici”? e quale la “proposta formativa”? Il mistero di questa delibera sta proprio nell’allegato della Convenzione che non è stato pubblicato nel Bollettino regionale. Senza queste risposte non è possibile comprendere a cosa si sia effettivamente impegnata la ARAI e se il denaro impegnato dalla Regione Calabria servirà davvero per seguire le coppie calabresi nell’iter adottivo.

Quello che è certo che è dai documenti pubblicati non viene manifestata trasparenza sui servizi che verranno attivati con i 52 mila euro destinati ad un “contributo annuale” ed altri 10 mila e 500 euro “per il pagamento della formazione da parte della ARAI agli “operatori che lavoreranno presso il servizio pubblico per le adozioni internazionali della Regione Calabria”.

Ma in un momento di crisi come quello che sta vivendo il nostro Paese, era proprio necessario delegare ad un’altra Regione questa formazione quando ci sono già 31 Enti autorizzati ad operare in Calabria di cui 8 con sede nella regione stessa?

A questo si aggiunga che in 11 anni (dal 16/11/2000 al 31/12/1011) le coppie calabre hanno adottato in totale 118 minori, con una media di circa 10 adozioni l’anno(dati CAI).

Si tratta di uno “sportello” inutile perché le coppie accompagnate dalla ARAI devono comunque sostenere dei costi, quantomeno per l’intera procedura svolta all’estero.

E’ evidente che se la Regione Calabria avesse dato quel denaro direttamente in mano alle famiglie adottanti avrebbe potuto aumentare del 50% il numero medio delle adozioni nella regione. Per agevolare meglio le famiglie calabre avrebbe anche potuto fare un accordo, anziché con l’ARAI, con gli Enti e associazioni presenti sul territorio, magari appoggiando gli Enti che sono effettivamente operativi nei Paesi per cui sono autorizzati. Si deve sapere infatti che l’ARAI ha adottato , nel 2012 ,minori di provenienza da soli 4 paesi ( Burkina Faso,Colombia, Corea del Sud e Slovacchia) e che nel 2011 ha realizzato solo 33 adozioni in 6 Paesi. ( Purtroppo non consociamo i dati del 2102 perché il sito dell’ARAI è aggiornato al 30 settembre dello scorso anno e a quella data le adozioni realizzate erano 26 ) E questo sarebbe un “avanzato livello di operatività all’estero”?

Dinanzi a questo ennesimo scandalo nell’impegno del denaro pubblico, non resta che fare i doverosi conti in attesa delle ormai prossime elezioni.