Adozioni Internazionali, Piemonte: i presidenti degli Enti chiedono parità di trattamento

I presidenti di alcuni dei principali enti autorizzati per le adozioni internazionali, operanti in Piemonte, hanno inviato una lettera al presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, chiedendo di intervenire per garantire parità di trattamento alle coppie adottive residenti nella Regione.

Ad oggi, le coppie che scelgono di essere accompagnate dall’Agenzia Regionale per le adozioni Internazionali (ARAI), persino se rientrano nella più alta fascia di reddito, si trovano a corrispondere quasi tremila euro in meno rispetto alle coppie che scelgono gli altri enti. Tariffe che sono palesemente inferiori a quelle applicate dagli altri enti autorizzati non solo nelle altre Regioni italiane ma anche – ed è questo che preoccupa – nella stessa Regione Piemonte. E’ evidente che questa situazione è determinata dai fondi regionali che la Regione Piemonte destina all’ARAI e che consentono all’Agenzia di contenere la quota del costo dei servizi riversata sulle coppie

Riportiamo di seguito il testo della lettera inviata al Presidente Roberto Cota, da parte dei presidenti di NAAA, Ai.Bi., ENZO B onlus, Associazione per l’Adozione Internazionale “Brutia” Onlus, Centro Aiuti per l’Etiopia Onlus, Associazione I Fiori Semplici Onlus, Istituto la Casa Onlus.

 

Egregio Presidente,

nella nostra qualità di presidenti di enti autorizzati dalla Commissione per le Adozioni Internazionali, ai sensi dell’art. 39-ter della legge n. 184/1983 e successive modifiche, scriviamo per condividere alcune nostre preoccupazioni e per chiedere un intervento teso a garantire parità di trattamento alle coppie adottive residenti nella Vostra Regione.

Premettiamo che gli Enti da noi rappresentati sono operativi nell’offrire servizi di accompagnamento alle coppie residenti in Piemonte che desiderano adottare un minore all’estero.

Sin dall’istituzione dell’Agenzia Regionale per le Adozioni Internazionali, con legge regionale n. 30/2001, la Regione Piemonte ha manifestato la preoccupazione di garantire alle coppie piemontesi i medesimi standard qualitativi dei servizi offerti. In questa direzione, a nostro avviso, deve leggersi, ad esempio, l’art. 5 della legge citata in cui sono previsti interventi anche di natura economica per facilitare le coppie che aspirano all’adozione nonché l’individuazione di apposite fasce di reddito individuate come criteri per la partecipazione delle coppie alla spesa pubblica prevista per i servizi in materia.

Le tariffe pubblicate sul sito internet della ARAI e indicate come “quote di partecipazione alla spesa per i servizi resi in Italia” danno atto della attuazione dei predetti strumenti regionali tesi al sostegno delle coppie anche in base al valore ISEE (indicatore della situazione economica equivalente), che misura la condizione economica delle famiglie. Alle coppie che adottano con l’ARAI sono riservate tre diverse tariffe per i servizi in Italia con una notevole agevolazione inversamente proporzionale al reddito.

Le tariffe in questione sono palesemente inferiori a quelle applicate dagli altri enti autorizzati non solo nelle altre Regioni italiane ma anche – ed è questo che preoccupa – nella stessa Regione Piemonte. Le coppie adottive che scelgono di essere accompagnate dalla ARAI, persino se rientrano nella più alta fascia di reddito, si trovano a corrispondere quasi tremila euro in meno rispetto alle coppie che scelgono gli altri enti.

E’ evidente che questa situazione è determinata dai fondi regionali che la Regione Piemonte destina all’ARAI e che consentono all’Agenzia di contenere la quota del costo dei servizi riversata sulle coppie.

Se da un lato tali misure sono da noi accolte con soddisfazione, perché tese alla garanzia dell’uguaglianza di fatto e, comunque, ad ampliare il bacino di accoglienza dei minori adottabili, d’altra parte non possiamo non allarmarci per la situazione di disparità che si viene a creare tra le coppie che adottano con l’ARAI e quelle che scelgono di essere accompagnate da uno degli altri enti autorizzati nella Regione Piemonte.

La consistente differenza delle tariffe per i servizi resi in Italia realizza una disparità nella fruizione delle tariffe agevolate da parte delle coppie adottanti che ci sembra inspiegabile visto che gli altri enti autorizzati in Piemonte svolgono il medesimo servizio pubblico offerto dall’ARAI. A noi sembra dovuta una equa distribuzione agli utenti dei fondi della Regione che vengono attualmente destinati all’ARAI.

Peraltro, l’insieme dei principi applicabili nella materia delle adozioni dovrebbe condurre ad una armonizzazione dei servizi offerti e al rafforzamento della collaborazione fra i diversi soggetti coinvolti nel procedimento adottivo, e non viceversa ad una “diversificazione” dei servizi offerti persino nell’ambito della stessa Regione.

Inoltre, non si comprende per quale motivo i fondi che nel bilancio della Regione risultano riservati alla “realizzazione di progetti di cooperazione internazionale a favore di minori” vengono trasferiti alla sola ARAI e non distribuiti mediante bando aperto alla partecipazione di tutti gli enti. Il fatto che l’adozione internazionale – in ragione del principio di sussidiarietà di cui all’art. 4 della Convenzione de L’Aja del 1993 – sia una misura di cooperazione internazionale è certamente riferibile all’attività svolta da tutti gli enti e non dalla sola ARAI.

Per tutto quanto illustrato chiediamo che, in nome del principio di uguaglianza di cui all’art. 3 della Costituzione e nell’interesse delle coppie residenti in Piemonte, l’accesso ai fondi regionali venga esteso anche agli altri enti operanti in Piemonte e che la Regione, in attuazione dell’art. 5 della legge

regionale n. 30/2001, insieme ad ogni altro ente competente, provveda a regolamentare l’accesso a tali fondi.

Ringraziamo sin d’ora dell’attenzione e restiamo in attesa di riscontro.