Adozioni internazionali, verso la nuova legge: CAI e MAE, un matrimonio indissolubile

Verso la nuova legge: non solo più famiglie adottive, grazie all’introduzione dell’idoneità amministrativa in luogo di quella giudiziaria, ma anche più adozioni internazionali, grazie al trasferimento della CAI, Commissione per le Adozioni Internazionali, nell’orbita del Ministero degli Affari Esteri. Illustriamo questa nuova parte della nostra proposta.

Attualmente l’Autorità Centrale italiana per le Adozioni Internazionali (la CAI, appunto) è istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Questo assetto però non garantisce che le adozioni internazionali siano coordinate con la politica estera del nostro Paese. Perciò, proprio a questo scopo, la riforma di legge studiata da Ai.Bi. propone di trasferire l’Autorità Centrale presso il Ministero degli Affari Esteri, sotto la direzione di un Ambasciatore per le adozioni internazionali.

In Europa c’è l’ottimo esempio della Francia: per i nostri cugini d’oltralpe, l’Autorità Centrale per le adozioni internazionali è un servizio offerto dal Ministero degli Affari Esteri ed Europei. Si tratta del SAI (Servizio per l’Adozione Internazionale), un organismo investito del triplice ruolo di strategia, di regolazione e di controllo delle procedure. Collabora attivamente con il Ministero della Giustizia (e la cosa ha un senso storico: in Germania, Svizzera e Austria l’Autorità Centrale è sotto il Ministero della Giustizia). È composto da uno staff di una ventina di persone diretto da Thierry Frayssé, Ambasciatore incaricato dell’adozione internazionale e nominato dal Presidente della Repubblica francese.

La fisionomia e le competenze del SAI sono state definite con un decreto del 14 aprile 2009, che ne ha attribuito la direzione a un Ambasciatore. L’Autorità Centrale francese infatti è inquadrata nell’ambito del Dipartimento per i Francesi all’estero e per l’Amministrazione Consolare (DFAE), presso il Ministero francese degli Affari Esteri ed Europei; è un servizio di natura interministeriale, che coinvolge un’équipe altamente qualificata (agenti del corpo diplomatico, due magistrati, un medico e due agenti della Direzione Generale degli Affari Sociali).

Inoltre, nei Paesi esteri dove la Francia svolge attività di adozione internazionale, le procedure adottive sono svolte sotto il controllo di un console. Questa figura normalmente ha l’incarico di occuparsi della verifica della documentazione e dei dossier delle famiglie adottive; in molti casi, d’accordo con le autorità locali, il console si adopera per la definizione delle procedure di adozione cercando di coinvolgere i vari attori del processo attraverso seminari e partecipazione a gruppi di lavoro. Grazie alla sua presenza sul territorio, spesso può occuparsi dell’analisi dei bisogni dei minori, cercando di trovare soluzioni idonee e rispondenti agli interessi dei bambini, delle coppie e delle autorità dei Paesi. Questo schema garantisce alla Francia trasparenza nello svolgimento delle procedure adottive all’estero.

Nella proposta di modifica della Legge avanzata da Ai.Bi. è previsto che:

– le Adozioni Internazionali siano trasferite presso il Ministero per gli Affari Esteri, per renderle così un’attività istituzionale di quest’ultimo;

– sia creato all’interno del Ministero un Dipartimento per le Adozioni Internazionali presieduto da una nuova figura, l’Ambasciatore per le Adozioni Internazionali;

– le Adozioni Internazionali siano delegate a un funzionario presso ogni Ambasciata;

– sia attivata una linea di finanziamento dedicata ai progetti di cooperazione nei Paesi in cui l’Italia adotta internazionalmente, cosicché sia reso effettivo e concreto il principio di sussidiarietà dell’adozione internazionale.