Affido. Ogni giorno 23 minori vengono collocati fuori dalla loro famiglia, ma manca una banca dati per monitorarli

Anche il Comitato ONU raccomanda all’Italia di istituire un registro nazionale dei minorenni privi di un ambiente familiare, basato su criteri uniformi e chiari su tutto il territorio dello Stato parte.

Il 15 gennaio scorso, l’on. Ascari, insieme ai co-firmatari onorevoli Nesci, D’orso, Martinciglio e Barbuto, ha presentato alla Camera dei Deputati un’ interrogazione a risposta orale destinata alla presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministero della Giustizia e a Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, per chiedere loro di “fornire i dati ufficiali e aggiornati, all’anno 2020, sul numero esatto dei minori «fuori famiglia», delle strutture di accoglienza e dei soggetti affidatari” e per sapere “se i Ministri interrogati, di concerto con tutte le autorità istituzionali competenti, si stiano adoperando attivamente per addivenire, quanto prima, all’istituzione, a livello nazionale, di una banca dati o di un’anagrafe centralizzata e completa delle informazioni riguardanti i minori collocati al di fuori della famiglia di origine“.

L’iniziativa ha messo in risalto come, già in passato, da un’indagine conoscitiva sui minori «fuori famiglia» realizzata dalla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, il 17 gennaio 2018, fosse emerso come nel nostro Paese manchino dati certi sui minori collocati al di fuori della famiglia di origine e come manchi, in particolare, un sistema di raccolta e di aggiornamento dei dati sulla reale consistenza del fenomeno.

Tra gennaio 2018 e giugno 2019, 12.338 minori sono stati collocati fuori famiglia

I deputati del M5S hanno sottolineato inoltre come, dagli ultimi dati diffusi dal ministro della giustizia nel novembre 2019, sia emerso che, nel periodo che va dall’1 gennaio 2018 al 30 giugno 2019 siano stati ben 12.338 i minori collocati in ambiente terzo rispetto alla famiglia di origine e siano stati effettuati circa 23 collocamenti al giorno.

Più in dettaglio, è stato reso noto come in 8.722 casi (il 70% del totale) a disporre i collocamenti siano stati soprattutto i tribunali per i minorenni, mentre il rimanente 30% sia stato deciso da tribunali ordinari, corti di appello ed uffici requirenti.

Sempre nel periodo oggetto della rilevazione sono state, infine, registrate 5.173 ispezioni ordinarie o straordinarie negli istituti di assistenza pubblici e privati, pari a circa 9 ispezioni al giorno.

Infine, si dava in quella occasione atto dei 1.540  provvedimenti di rientro di minori nella famiglia di origine effettuati nello stesso periodo di osservazione (18 mesi).

Serve un’analisi e un monitoraggio costante

Nell’interrogazione del 15 gennaio scorso, l’On Ascari, è tornato sull’argomento per richiedere, correttamente, che dati come quelli del 2019 siano raccolti e diffusi regolarmente e che i bambini fuori famiglia siano costantemente monitorati nel nostro Paese anche nell’ottica di un’analisi del fenomeno globale.

In attesa che l’interrogazione dell’On. Ascari questa volta trovi risposta (il deputato non è nuovo a iniziative di questo tipo), vale la pena evidenziare che la legge 149 del 28 marzo 2001, all’art. 39 prevede che, ogni tre anni, proprio i ministri interrogati, trasmettano al Parlamento una relazione sullo stato di attuazione della legge stessa “al fine di verificarne la funzionalità in relazione alle finalità perseguite e la rispondenza all’interesse del minore“.

Nonostante tutto, la raccolta dei dati sul territorio italiano continua ad essere effettuata con criteri non omogenei e in periodi di osservazione non analoghi tra le diverse autorità competenti tra il livello locale e quello nazionale e tra le amministrazioni pubbliche competenti per i servizi di affido e gli organi della giustizia.

La raccomandazione presentata da Amici dei Bambini assieme alle associazioni del Gruppo CRC

È così che Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini, insieme alle oltre 100 associazioni del Gruppo CRC, ha presentato anche nell’ultimo rapporto sui diritti dell’infanzia pubblicato il 20 novembre 2020, una raccomandazione indirizzata al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, chiedendo “di estendere a tutte le Regioni entro il 2021 il monitoraggio S.In.Ba. e di istituire opportuni meccanismi di coordinamento tra le Regioni per una raccolta dati omogenea sull’intero territorio nazionale, al fine di avere il numero, la tipologia e le caratteristiche di tutti i minorenni fuori famiglia“.

Nel rapporto tutte le associazioni hanno segnalato che “permane tuttora una situazione di carenza nei dati complessivi comparabili tra loro, in riferimento alle diverse fonti e modalità di raccolta, dei soggetti di minore età fuori dalla propria famiglia d’origine. Gli ultimi disponibili sono inoltre non attuali, in quanto risalgono al 2017.

I dati sui minori fuori famiglia: frammentati, incompleti e per certe regioni non disponibili

Va evidenziato che, allo stato attuale, questo sistema informatico S.In.Ba è previsto dalla legge 149/2001 art.40 solo tra tribunali per i minorenni ai fini della raccolta dei dati dei minori adottabili e delle coppie disponibili all’adozione (dati che peraltro non sono mai stati resi ufficialmente né periodicamente noti) mentre i dati sui minori fuori famiglia sono, come detto, frammentati e incompleti e per certe regioni non disponibili.

D’altra parte l’urgenza di un cambiamento è invocata dal Comitato delle Nazioni Unite per i diritti dell’infanzia e dell’Adolescenza che da anni invita l’Italia a una maggiore attenzione per i minorenni fuori famiglia e che anche nelle ultime raccomandazioni indirizzate al Governo del nostro Paese nel 2019 (cfr. CRC/C/ITA/CO/5-6, punto 24) ha scritto: “il Comitato ONU raccomanda all’Italia di istituire un registro nazionale dei minorenni privi di un ambiente familiare, basato su criteri uniformi e chiari su tutto il territorio dello Stato parte.”

I bambini fuori famiglia stanno ancora aspettando.