Ai.Bi., VIII Giornata di spiritualità: Batya, l’icona di una madre adottiva

Ripercorrere la vicenda di Mosè per rileggere l’esperienza di ogni genitore adottivo e di ogni figlio accolto. E’ questo l’obiettivo dell’VIII Giornata di Spiritualità organizzata da Ai.Bi. presso il Piccolo Lago di Monte Colombo.

Proprio questa nuova lettura della vicenda di Mosè ha permesso di conoscere più da vicino la stupenda figura di Batya, la sua madre adottiva che già 3500 anni fa ha realizzato la prima adozione biculturale: una lezione di accoglienza per tutti i genitori di oggi.

“Al di là di ogni considerazione, questa donna è veramente l’icona della madre adottiva: di fronte ad un bambino la sua maternità ha il sopravvento rispetto ad ogni altra analisi puramente umana. È un ebreo; un figlio degli schiavi; uno straniero, infrango la legge di mio padre; che diranno di me?….Nessun ripensamento, nessun esame medico, nessun colloquio con psicologi o giudici: è un bambino abbandonato, è giusto che io lo accolga. È giusto! È questa la giustizia di Dio, del Padre, accogliere, sempre e chiunque, al di là di ogni ragionamento e condizionamento umano” è così che Marco Griffini, Presidente di Ai.Bi., ritrae la figura di Batya nel suo intervento introduttivo al seminario.

Quello di Batya è un insegnamento per tutti i genitori adottivi di oggi, sottolinea Griffini: “occorre avere la capacità di lasciarsi commuovere: occorre spogliarsi delle nostre sicurezze, certezze, superiorità e riscoprire la semplicità, la spontaneità, l’innocenza che solo il volto ed il pianto di un bambino sa offrire. Chi più della figlia del Faraone può essere un esempio di tale “abbassamento”?